Page 258 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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256 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934
MARIO DELITALA (ORANI, NUORO, 1887 – SASSARI, 1990)
Fu uno dei più importanti artisti isolani. Studente di ragioneria a Sassari, iniziò a mostrare giovanissimo un vivo interesse per
il disegno, cimentandosi soprattutto in paesaggi e caricature. Nel 1907 si trasferì a Milano dove lavorò nella pubblicità e si
iscrisse al Corso di Disegno Litografico. Nel 1912, Delitala rientrò al suo paese natale per poi trasferirsi a Cagliari dove collaborò
alla decorazione del nuovo Palazzo Municipale realizzando, in particolare per alcune sale del Museo, una serie di dipinti mito-
logici. Nel 1920 andò a risiedere a Venezia e prese parte alla XII Biennale. Nella città lagunare realizzò le sue prime acqueforti
e xilografie, ospite in questi anni della Scuola Libera del Nudo e dell’Incisione diretta da Emanuele Brugnoli un affermato ve-
dutista con la tecnica dell’acquaforte. Tornato di nuovo in Sardegna alla metà degli anni Venti, fu impegnato in numerose
commesse pubbliche tra cui la decorazione di alcune sale del Comune di Nuoro; collaborò poi con la rivista Il Nuraghe, realizzò
alcuni disegni per opere di Grazia Deledda e si dedicò prevalentemente alla ritrattistica. Negli anni Trenta portò a termine la
decorazione della cattedrale di Lanusei, dell’Aula Magna dell’Università e del Liceo Classico Domenico Alberto Azuni di Sassari.
Partecipò poi alle più importanti rassegne organizzate dal Sindacato Fascista di Belle Arti a partire dalla prima mostra tenuta
a Firenze nel 1933. Delitala proseguì anche nella sua attività grafica: la prestigiosa rivista L’Eroica gli dedicò uno dei suoi qua-
derni. Nel 1938, si aggiudicò alla Biennale di Venezia l’ambito Premio Presidenza riservato a un incisore italiano. Negli anni
Quaranta diresse alcuni istituti d’arte, tra cui quelli di Perugia, Pesaro e Palermo. Nel decennio successivo proseguì anche nella
sua attività di decoratore; contemporaneamente si dedicò al ritratto, alla natura morta e al paesaggio, richiamandosi allo stile
della Scuola Romana. Trasferitosi in Sicilia, si cimentò nella realizzazione di mosaici di grandi dimensioni per la Galleria Luigi
Sturzo di Caltagirone e per il Sacrario dei Caduti del cimitero di Agrigento. A partire dagli anni Sessanta rientrò a Sassari dove
la Provincia organizzò la sua prima mostra antologica. Morì a Sassari all’età di 103 anni.
STANISLAO DESSY (ARZACHENA, SASSARI, 1900 – SASSARI, 1986)
A diciassette anni, interrotti gli studi, si recò a Roma per frequentare l’istituto superiore di Belle Arti dove frequentò le lezioni
del pittore Antonino Calcagnadoro. Nella Capitale entrò in contatto con l’ambiente artistico romano e strinse amicizia con
Duilio Cambellotti e Giovanni Prini, che gli trasmise la passione per il disegno e l’acquerello. Rientrato in Sardegna, a Cagliari
si cimentò nelle sue prime xilografie e acqueforti. Fu molto attivo negli anni Venti: realizzò la decorazione per il teatro al-
l’aperto del Lido del capoluogo dell’isola, prese parte alla Quadriennale di Torino con un gesso e iniziò la collaborazione alla
rivista isolana Il Nuraghe. Lavorò poi come scenografo con il regista e critico cinematografico Anton Giulio Bragaglia, e ot-
tenne numerose commesse pubbliche per la città di Cagliari, tra le quali la decorazione della Sala Conferenze nel Palazzo
delle Ferrovie. Insieme ai conterranei Giacomo Delitala e Remo Branca si andava così confermando come un difensore e
un promotore della cultura e dell’identità sarda. Nel 1930 prese parte alla Biennale di Venezia e successivamente espose le
sue opere a Varsavia e a Chicago. Dessy continuò a lavorare per tutto il periodo del secondo dopoguerra fino agli anni Ses-
santa, anche se in un contesto culturale profondamente mutato. In quel periodo fu oggetto di critiche da parte degli artisti
più giovani che gli rimproveravano la mancanza di impegno sociale e un’esclusiva attenzione alla forma estetica del suo la-
voro.
CARLO DE VEROLI (CARRARA, MASSA CARRARA, 1890 – NAPOLI, 1938)
Si diplomò all’Accademia di Belle Arti di Carrara nel 1909 e seguì poi lo zio materno Arturo Dazzi, affermato scultore, a
Roma dove collaborò con lui alla progettazione del fregio decorativo del gradone sottostante la statua di Vittorio Emanuele
dell’Altare della Patria che però non fu mai realizzato. Scoppiata la guerra fu arruolato come sergente di artiglieria e rimase
al fronte fino al 1918, quando fu trasferito all’Arsenale militare di Napoli. Nel capoluogo campano dove decise di rimanere,
iniziò a frequentare lo studio di Vincenzo Gemito lavorando contemporaneamente anche con altri artisti all’esecuzione di
monumenti celebrativi della Grande Guerra ottenendo da queste sue collaborazioni attestati di stima e considerazione. Nel
1922 fu così invitato alla Biennale di Venezia cui prese parte per tutti gli anni Venti. Dopo la partecipazione alla Prima Mostra
d’Arte del Sindacato Fascista della Campania, ottenne importanti commissioni dalla pubblica amministrazione. Quella di
maggior rilievo fu per la realizzazione di otto statue monumentali per lo Stadio dei Marmi progettato dall’architetto Enrico
Del Debbio per il Foro Mussolini. De Veroli eseguì inoltre a Napoli la decorazione scultorea della Stazione Marittima, il re-
stauro della fontana del Tritone a Piazza Cavour e il portale di bronzo del Palazzo della Provincia. Nel 1936 divenne inse-
gnante dell’Istituto d’Arte del capoluogo campano.