Page 260 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
P. 260

258                LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934




            GIUSEPPE FORTI
            Nato e formatosi probabilmente nella Capitale, si hanno poche notizie sulla sua produzione d’arte. Nel 1914 partecipò alla
            Prima esposizione del movimento artistico Probitas, cui presero parte anche pittori già affermati e noti quali Angelo Dell’Oca
            Bianca, Giacomo Balla e Tommaso Cascella, Giulio Aristide Sartorio e Attilio Selva, il futuro accademico d’Italia e membro
            della giuria del concorso “La Guerra e la Vittoria”.


            RICCARDO FRANCALANCIA (ASSISI, PERUGIA, 1886 – ROMA, 1965)

            Laureatosi in Scienze Politiche a Roma e impiegato nel Credito Italiano, scoprì presto la sua irresistibile vocazione per l’arte
            e, abbandonato il lavoro in banca, si dedicò interamente alla pittura. Introdotto nei circoli culturali più vivaci della Capitale
            quali la Galleria dei fratelli Bregagna e la “Terza Saletta” di Aragno, conobbe, tra gli altri Armando Spadini che lo introdusse
            nell’ambiente della rivista La Ronda. Francalancia si inserì così nel movimento Valori Plastici cui facevano riferimento anche
            de Chirico, Carrà, Savinio, Martini. Espose nei primi anni Venti alla seconda mostra del gruppo presentata a Firenze nel-
            l’ambito della rassegna Fiorentina Primaverile. Si accostò successivamente al Novecento italiano, il movimento ispirato da Mar-
            gherita Sarfatti, e nel 1927 partecipò a una delle ultime esposizioni della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti di
            Roma. Da quel momento si affermò come uno degli artisti più interessanti legati al “realismo magico” e negli anni Trenta
            ottenne significativi riconoscimenti in Italia e all’estero. Problemi di salute lo costrinsero nel prosieguo della sua vita a lunghe
            pause nel lavoro, anche nel corso del secondo dopoguerra. Il suo rilancio avvenne negli anni Cinquanta quando partecipò
            alla Biennale di Venezia e riprese da allora la sua intensa attività di lavoro.

            LUIGI GABRIELLI (MILANO, 1895 – ?)

            Nato a Milano, seguì le orme dello zio materno, lo scultore Ercole Rosa, autore del monumento equestre a Vittorio Emanuele
            II collocato nella Piazza del Duomo del capoluogo lombardo. Nel 1932 prese parte alla III mostra del Sindacato Interpro-
            vinciale Fascista a Roma. Successivamente espose a Milano nel 1933 alla IV mostra del Sindacato Regionale Fascista di Belle
            Arti di Lombardia e due anni dopo partecipò alla mostra interprovinciale organizzata nel Palazzo della Permanente del ca-
            poluogo lombardo. Nel 1937 realizzò il monumento funebre per l’illustre zio per il cimitero del Verano di Roma.


            MARIO GAMERO (TORINO, 1902 – IVI, 1983)
            Poche le notizie intorno alla personalità e alla formazione artistica del pittore. Prese parte dal 1930 al 1936 alle Biennali di Venezia
            e sempre negli anni Trenta alle Quadriennali di Roma. Pittore prevalentemente attento ai paesaggi, espose anche a Berlino, a Ge-
            nova e a Messina. Alcune sue opere sono conservate nella Galleria d’Arte Moderna di Torino e alla Pinacoteca di Bologna.

            LELIO GELLI (FIRENZE, 1902 – NAPOLI, 1975)

            Da giovanissimo iniziò a lavorare nell’impresa di decorazioni di palazzi e di interni del padre. Poi, dopo una breve esperienza
            nella tipografia Salani, si iscrisse all’Istituto d’arte della sua città al corso di scultura dove ebbe come docente Libero Andreotti.
            L’Istituto, luogo d’incontro di scrittori e artisti, lo mise in contatto, tra gli altri esponenti dell’intellettualità fiorentina, con
            Vasco Pratolini, Piero Bargellini e Aldo Carpi. Nel 1927 divenne assistente del suo maestro Andreotti e, grazie alle relazioni
            dell’apprezzato artista, realizzò una serie di opere che lo collocarono nel novero dei più interessanti scultori della nuova ge-
            nerazione. Gli anni Trenta rappresentarono così uno spartiacque per l’affermazione di Gelli: proprio nel 1930 espose a
            Milano alla prestigiosa Galleria Pesaro, vinse nella sua città il concorso Stibbert e prese parte per la prima volta alla Biennale
            di Venezia dove continuò a presentare le sue opere fino al 1942. Nel 1935 fu presente all’Esposizione Universale di Bruxelles
            e due anni dopo a quella di Parigi. Nel 1939 alla III Quadriennale di Roma ebbe una sala personale e nello stesso anno fu
            nominato titolare della cattedra di Scultura all’Istituto d’Arte di Napoli, incarico che mantenne fino al 1973. Nel dopoguerra,
            trasferitosi definitivamente nel capoluogo campano, si dedicò anche alla scultura sacra.
   255   256   257   258   259   260   261   262   263   264   265