Page 266 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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            ALESSANDRO MONTELEONE (RADICENA, OGGI TAURIANOVA, REGGIO CALABRIA, 1897 – ROMA, 1967)
            Da giovane perfezionò le sue capacità artistiche nello studio del suo concittadino Vincenzo Romeo. Dopo aver preso parte
            alla Grande Guerra andò a Roma dove si affermò in breve tempo come uno dei più interessanti scultori della nuova gene-
            razione. Nella Capitale fu nominato titolare della cattedra di Scultura all’Accademia di Belle Arti di via Ripetta e il suo studio
            di via Margutta divenne un punto di riferimento per intellettuali, artisti e scrittori tra i quali Leonida Repaci, Renato Guttuso
            e Francesco Nagni. Negli anni Venti partecipò alle mostre degli Amatori e Cultori di Belle Arti della Capitale e poi a tutte le
            iniziative promosse dal Sindacato Interprovinciale Fascista di Belle Arti dal 1929 al 1937. Dalla fine degli anni Trenta molte
            sue opere andarono ad adornare le chiese italiane e in particolare quelle dell’isola greca di Rodi. Nella Capitale realizzò, tra
            l’altro, nel 1939 per la facciata della chiesa dei Santi Pietro e Paolo all’EUR il Martirio di San Pietro.

            FRANCESCO NAGNI (VITERBO, 1897 – IVI, 1977)

            Studiò all’Accademia di Belle Arti di Roma e lavorò poi con affermati pittori come Giuseppe Guastalla e Attilio Selva che
            avevano il loro studio nella Villa Strohl Fern, punto di incontro di intellettuali e artisti della Capitale, dove poi si stabilì anche
            lui. Nel 1934 realizzò a Napoli il modellato per il grande monumento equestre ad Armando Diaz e nel 1940 l’altorilievo
            posto sulla facciata della stazione Ostiense. Nel dopoguerra continuò la sua attività sia a Roma, dove compì l’urna per le
            spoglie di Pio X a San Pietro, sia in provincia e in particolare nella sua Viterbo. Qui eseguì il monumento al 3° Reggimento
            Granatieri in piazza della Rocca e la cappella del Cimitero di San Lazzaro.

            MARIO NARDI (CEREA, VERONA, 1888 – VERONA, 1965)

            Completò i suoi studi all’Accademia di Belle Arti Gian Bettino Cignaroli di Verona e si orientò nelle sue prime opere giovanili,
            spesso ritratti, verso una sensibilità ancora ottocentesca. Negli anni Dieci del Novecento, influenzato dalla presenza nella
            sua città di Felice Casorati, realizzò opere di semplice intensità espressiva che espose alla Società Amatori e Cultori di Belle
            Arti di Roma nel 1915 e a Torino alla Mostra delle Tre Venezie nel 1918. Espose a più riprese alla Ca’ Pesaro di Venezia tra
            il 1919 e il 1930 e alla Biennale dal 1922 al 1948. Negli ultimi anni della sua attività abbandonò i soggetti a figura umana e
            realizzò dipinti di natura morta e di paesaggio che espose alle mostre della Permanente di Milano tra il 1955 e il 1960.


            SILVIO OLIVO (VILLAORBA DI BASILIANO, UDINE, 1909 – UDINE, 1999)
            Si trasferì giovanissimo – a sedici anni – a Roma e frequentò lo studio del concittadino Aurelio Mistruzzi, scultore affermato
            e apprezzato nell’ambiente artistico della Capitale. Da questa sua esperienza di lavoro e di ricerca maturò uno stile improntato
            a un classicismo neorinascimentale che rimase una costante nella sua produzione artistica con l’unica eccezione della sua ul-
            tima opera. Vinse, alla metà degli anni Trenta, il concorso per la realizzazione delle statue monumentali – l’Alpino, il Fante, il
            Marinaio, l’Aviere – per il Tempio Ossario di Udine, di cui fece però solo i modelli in gesso successivamente eseguiti negli
            anni Cinquanta in pietra da altre maestranze. Nel 1941 a Roma realizzò la statua il Rematore per la Scuola Nazionale Antincendi,
            che mostrava una contiguità stilistica con le opere dello Stadio dei Marmi. Nel secondo dopoguerra si stabilì in Argentina
            dal 1947 al 1950, e a Buenos Aires gli fu commissionato il monumento equestre per il generale José de San Martín realizzato
            poi a Roma a Villa Giulia. La realizzazione di una delle ultime opere per la nuova sede della Biblioteca Nazionale a Castro
            Pretorio rappresentò una svolta radicale nello stile dell’artista: la Struttura Alternata, una stele in pietra non figurativa, era
            infatti costituita da una successione di volumi irregolari.


            FRANCO PANACEA MEGNA
            Si hanno poche notizie sulla sua formazione e sulla sua attività artistica. Nato in Calabria, lavorò in prevalenza nel Mezzo-
            giorno d’Italia, in particolare a Napoli, e si dedicò in gran parte alla scultura monumentale. Al concorso “La Guerra e la Vit-
            toria” presentò il busto in marmo della Medaglia d’Oro Ivo Lollini e nel 1937 partecipò alla IV Mostra Sindacale d’Arte
            della Calabria, tenutasi nel capoluogo, dove presentò il busto in bronzo del conterraneo Luigi Razza, ministro dei Lavori
            Pubblici, morto nell’agosto del 1935 per un incidente aereo nel cielo del Cairo mentre si recava in Eritrea.
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