Page 269 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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BIOGRAFIE ARTISTI 267
quello degli edifici che le ospitavano, lo stile che il regime fascista caldeggiava, lo stile littorio. Dipinse la sala delle adunate e
il porticato della Casa madre dei mutilati di Roma progettata da Marcello Piacentini e su suo invito cominciò a operare a Milano.
Nel capoluogo lombardo, tra il 1939 e il 1940, realizzò per il Palazzo di Giustizia cinque pannelli musivi che rappresentavano
il percorso delle leggi in Italia dal diritto romano a quello fascista. Sempre a Milano realizzò anche i cartoni per la vetrata de-
dicata alla Medaglia d’Oro Fulcieri Paoluccci di Calboli nella Casa del mutilato. La vetta della sua produzione artistica fu rag-
giunta nel 1941 con il monumentale affresco La vita di Antonio Locatelli nella Casa Littoria di Bergamo, che consacrò Santagata
come l’esponente di punta della pittura murale italiana tra le due guerre. Nel dopoguerra, ritiratosi a Mulinetti, lavorò quasi
esclusivamente in Liguria.
MARIO SALVINI (REGGIO EMILIA, 1860 – FIRENZE, 1940)
Completati gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, negli ultimi anni dell’Ottocento aprì nel capoluogo toscano lo
stabilimento di ceramica Salvini, dove iniziò una produzione di manufatti in stile tardo ottocentesco ed eclettico. Dopo aver
partecipato nel 1893 all’Esposizione di Chicago, rimase profondamente affascinato dallo stile Liberty e diede inizio a una
produzione improntata al floreale italiano che presentò per la prima volta all’Esposizione Internazionale di Torino del 1902.
Tornato negli Stati Uniti, espose nel 1906 un ritratto di Thomas Edison in un bassorilievo in gesso. Intorno alla fine del
primo decennio del secolo Mario Salvini abbandonò gradualmente la sua produzione di ceramiche per dedicarsi prevalen-
temente all’insegnamento all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 1934 tornò a insegnare a Firenze, dove rimase fino alla
fine dei suoi giorni.
GIANNI SCOTTI
Poche notizie su questo scultore. Milanese, nel 1932 espose alla Pinacoteca di Brera una sua opera nell’ambito della III
Mostra del Sindacato Fascista di Belle Arti della Lombardia, un evento di grande importanza organizzato da Cipriano Efisio
Oppo cui presero parte quasi quattrocento artisti, in maggioranza pittori. Tra loro anche alcuni che poi avrebbe partecipato
al concorso “La Guerra e la Vittoria”. Nel 1937, sempre nel capoluogo lombardo, partecipò al Palazzo della Permanente
alla I Mostra Provinciale del Sindacato Fascista di Belle Arti con una madonnina in marmo di Candoglia.
FIORAVANTE SEIBEZZI (VENEZIA, 1906 – IVI, 1974)
Autodidatta, aderì da giovanissimo alla corrente postimpressionista dei pittori veneti. Nel 1926 esordì alla Biennale di Venezia,
ma due anni dopo espose nella prestigiosa Ca’ Pesaro insieme ad altri artisti desiderosi di esperienze antiaccademiche e in
polemica con i maestri della storica e prestigiosa rassegna veneziana. Con lo stesso intendimento nel 1930 diede vita con un
gruppo di pittori veneti a “La scuola di Burano”, un sodalizio nato in contraddittorio con un certo accademismo novecen-
tesco. Nel 1934, in occasione del concorso bandito dalla regina Elena di Savoia “La guerra e la Vittoria” volle rendere
omaggio alla storia della sua città durante la Grande Guerra e presentò un dipinto, poi premiato, raffigurante l’ingresso della
flotta austriaca a Venezia nel 1919 come preda di guerra. Nel 1942 vinse ancora un premio, la medaglia d’oro, alla Biennale
per il paesaggio.
MARIO SILIPIGNI
Scultore toscano, non si hanno altre notizie sulla sua produzione artistica oltre al busto in bronzo della Medaglia d’Oro Ugo
Polonio premiato al concorso “La Guerra e la Vittoria”.
ORLANDO SORA (FANO, PESARO, 1903 – LECCO, 1981)
Sin da bambino dimostrò uno spiccato talento per il disegno e per la pittura che lo portò a eseguire schizzi e disegni di ar-
gomento bellico. Studiò a Fano, e nel settembre 1919 fu tra i volontari che seguirono Gabriele D’Annunzio nell’impresa di
Fiume. Trasferitosi a Milano, tenne la sua prima mostra personale nel 1927 alla Galleria Micheli. In questo periodo si dedicò
in modo particolare ai paesaggi e ai ritratti con una pittura ancora improntata allo stile ottocentesco. Una sua nuova mostra,
sempre a Milano e nella medesima galleria, ottenne lusinghieri apprezzamenti da parte di Carlo Carrà e Mario Sironi. Nel
1935 vinse la medaglia d’oro del Premio di Pittura promosso dalla città di Genova e nel 1937 ottenne un significativo rico-