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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            Aeronautica all’occupazione delle oasi di Cufra si può riassumere in 596 ore
            di volo, 10 tonnellate di bombe e circa 9000 colpi di mitragliatrice, numeri che
            possono indurre a identificare l’attività della Regia Aeronautica in Libia tra il
            1919 e il 1931 con l’uso illimitato della potenza di fuoco dei velivoli. In realtà c’è
            molto di più, le operazioni di controinsurrezione di quegli anni si configurano
            come operazioni interforze che permisero di maturare una importante esperienza
            in materia di aerocooperazione e di coordinamento aeroterrestre, anche se ben
            poco di tutto questo venne regolamentato in termini dottrinali e trasferito a un
            contesto di tipo convenzionale.

               Detto questo è anche vero che tra i principi di base per l’impiego del potere
            aereo c’era l’idea che per annientare la volontà di combattere dell’avversario,
            e  schiantarne  rapidamente  la  capacità  di  resistenza,  non  vi  dovesse  essere
            alcuna limitazione nella scelta degli obiettivi, e ciò a maggior ragione nel caso
            di popolazioni ritenute incapaci di sostenere un martellamento prolungato.
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            Il  terrore  poteva  essere  una  valida  risposta  alla  guerriglia  e  uno  strumento
            per indurre alla sottomissione, non diversamente, come si è visto, da quanto
            postulavano  altre  scuole  di  pensiero  in  materia  di  controinsurrezione.  Se  si
            astrae  dalle  discutibili  valutazioni  basate  su  presunte  caratteristiche  razziali,
            queste conclusioni sono coerenti con quanto afferma la ben più recente teoria
            dell’“interazione  strategica”,  che  propone  una  particolare  interpretazione  di
            quelle situazioni di confronto nelle quali i due avversari hanno caratteristiche
            intrinseche molto diverse e il rapporto di forze è molto sbilanciato.
               Secondo questa teoria, la vittoria va inevitabilmente all’attore più forte quando
            l’approccio al confronto è simile dalle due parti, mentre il caso opposto favorisce
            l’attore  più  debole.  Per  giustificare  questa  affermazione  le  strategie  possibili
            vengono raggruppate in due grandi categorie, strategie dirette, sia offensive che
            difensive, proprie del modello comportamentale degli eserciti regolari, e strategie
            indirette, categoria che comprende la guerriglia e la controinsurrezione nelle loro
            diverse forme, anche le più estreme. Quando tra gli attori esiste una asimmetria
            di fondo, l’interazione di due strategie della stessa categoria implica la sconfitta
            del  più  debole.  Il  confronto  armato  arriverà  rapidamente  a  una  soluzione
            favorevole al più forte, rendendone irrilevanti le eventuali vulnerabilità sul piano
            politico, mentre se l’approccio è diverso e a una strategia indiretta il più forte ne
            contrappone una di tipo diretto, il conflitto è destinato a protrarsi nel tempo, con
            la possibilità di portare a decisioni impopolari e costose che possono accentuare
            i contrasti interni alla sua parte e farne esplodere le contraddizioni. Se questo è
            vero, è anche vero che una risposta di tipo indiretto quale la controinsurrezione
            può includere misure estreme, come la deportazione delle popolazioni e l’uso

            110   V. BIANI, Aviazione coloniale, in «Rivista Aeronautica», 1936, p. 429-444.


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