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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            il 31 ottobre a sud di Bir Zelten, su un terreno che però non era più il piatto
            serir e che nel frenare i movimenti dei “sahariani” e soprattutto delle autoblindo,
            ne impedì il completo annientamento. I piccoli gruppi che riuscirono a fuggire
            vennero braccati nel deserto per altri tre giorni, con i velivoli che guidavano le
            truppe sulle loro tracce, finché il 3 novembre, dopo un ultimo intervento a bassa
            quota dei Ro.1, l’inseguimento venne sospeso.

               La  questione  doveva  essere  risolta  una  volta  per  tutte,  e  il  10  novembre
            Graziani  fu  convocato  a  Tripoli  dove  ebbe  dal  governatore,  generale  Pietro
            Badoglio, l’ordine di muovere al più presto contro Cufra. Era un’impresa senza
            precedenti, quel gruppo di oasi si trovava infatti a 900 chilometri dalla costa e
            dopo Gialo le truppe avrebbero potuto rifornirsi di acqua soltanto a Bir Zighen,
            a quasi 400 chilometri da quell’avamposto e a 200 dal loro obiettivo. Nell’arco
            di un mese fu organizzato un dispositivo con una componente di terra che per
            l’ultimo balzo sarebbe stata costituita soltanto da truppe cammellate. A sud di Bir
            Zighen infatti i reparti motorizzati, chiamati comunque a sostenere dal punto di
            vista logistico la prima fase dell’operazione e ad allestire una base avanzata presso
            quel posto d’acqua, sarebbero stati fortemente rallentati dal deserto sabbioso, un
            mare di dune in alcuni punti del tutto impraticabile per i loro veicoli. Insieme a
            rifornimenti di ogni genere, gli autocarri trasportarono a Bir Zighen la benzina,
            l’olio e le parti di ricambio, tra le quali 2 motori e 6 eliche, che dovevano assicurare
            ai Ro.1 la possibilità di effettuare un’attività di volo stimata in almeno 800 ore,
            e inoltre 10.000 colpi per mitragliatrice, 10 tonnellate di bombe e 2000 metri di
            pellicola, con il necessario per sviluppare e stampare 2000 fotografie. Per quanto
            riguarda la componente aerea, posta agli ordini del tenente colonnello Lordi,
            alla 26  Squadriglia, di stanza ad Agedabia e in parte ancora equipaggiata con lo
                  a
            SVA, fu dato il compito di scortare con 5 Ro.1 il Raggruppamento Sahariano
            attraverso il serir, da Gialo a Bir Zighen, con l’ordine di atterrare nei pressi della
            colonna quando questa si fosse accampata per la notte così da trovarsi già sul
            posto all’alba. Nel frattempo la 16  Squadriglia, con 13 Ro.1, doveva trasferirsi da
                                           a
            Bengasi a Gialo, e di qui a Bir Zighen non appena tutto fosse stato predisposto
            per accoglierla, e nella stessa base avanzata dovevano rischierarsi anche 6 Ro.1
            dell’aviazione della Tripolitania, chiamati a coprire il movimento fiancheggiante
            dei meharisti del 3° Gruppo Sahariano proveniente da Uau el-Chebir.
               La colonna principale lasciò Agedabia il 20 dicembre e il 26 arrivò a Gialo, da
            dove l’ultimo giorno dell’anno iniziò la marcia di 390 chilometri che l’8 gennaio
                                                                       a
            doveva portarla a Bir Zighen. Come previsto 5 Ro.1 della 26  Squadriglia ne
            accompagnarono l’avanzata esplorando il terreno davanti alla colonna e ampliando
            man mano la portata delle loro ricognizioni fino a coprire l’area di Tazerbo. Questa
            oasi venne occupata l’11 gennaio dalla colonna cammellata proveniente dalla
            Tripolitania e, quando l’indomani si trovarono riuniti a Bir Zighen i 23 velivoli


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