Page 104 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


               Privata del supporto locale e tagliata fuori dalle sue fonti di alimentazione, la
            rivolta aveva i giorni contati. In pochi mesi cessò qualsiasi forma di resistenza,
            non senza ulteriori vittime tra gli insorti e tra le loro famiglie, oggetto di una caccia
            spietata, e lo stesso Omar el-Muktar fu catturato l’11 settembre 1931 e impiccato
            cinque giorni dopo.  Con lui si spense la ribellione, ma non il suo mito, che negli
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            anni diventò un punto di riferimento per la costruzione di una nazione libica.
            Nel ricordarlo, vale la pena di sottolineare che i veri soldati non avevano mai
            disprezzato i guerriglieri della Tripolitania e della Cirenaica incontrati sul campo,
            e ne avevano anzi apprezzato la frugalità, la tenacia e la resistenza alle fatiche. Il
            disprezzo per l’avversario, del resto, in ogni tempo e in ogni luogo, appartiene
            ai guerrieri da salotto e da tribuna, non ai veri combattenti. Uno di loro, il già
            ampiamente citato generale Ottorino Mezzetti, forte di una lunga esperienza
            nelle colonie, non solo in quelle italiane, avrebbe descritto esattamente questo
            stato d’animo, rigettando l’immagine dell’arabo infido e traditore:
                     In quindici anni di Colonia, né al Congo, né in Libia ho trovato “arabi felloni”.
                  Ho trovato indigeni che difendevano il loro paese e si battevano con le armi e con
                  l’astuzia come ne ho trovati molti assai fedeli, rispettosi della loro parola e degli
                  impegni presi. Mai sono stato ingannato o tradito per quanto, più di una volta,
                  abbia dovuto affidarmi alla loro lealtà. So che qualche indigeno, e dei maggiori, ha
                  ingannato qualcuno di noi, ma resta a vedere se in ciò fare egli non abbia ritorto
                  l’inganno, o se, difendendo il proprio paese, non abbia tentato di approfittare
                  dell’ingenuità o della imprudenza del troppo “bono italiano”. 106

























            105    Il  vecchio  combattente  fu  condannato  a  morte  dal  tribunale  speciale  di  Bengasi  per
               insurrezione armata contro i poteri dello Stato, devastazione, saccheggio e strage, guerra
               civile e omicidio, non per tradimento come ancora da qualche parte si sostiene. Gli atti
               del processo sono riportati in appendice in C. ZOLI, La riconquista della Libia 1922-1932,
               Genova, Effepì, 2009.
            106   O. MEZZETTI, Guerra in Libia op. cit., p. 25.


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