Page 102 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            13 maggio, quando un accampamento di una cinquantina di tende con molto
            bestiame venne “fissato” da 12 Ro.1 vicino allo Uadi Remteiat e quindi attaccato
            da terra dalle truppe nel frattempo sopraggiunte. Lo stesso schema fu riproposto
            il 16 maggio, con tre pattuglie di 4 Ro.1 che si susseguirono sulla scena a intervalli
            di mezzora fino all’arrivo di una colonna guidata sul posto da un altro velivolo.
               Se  una  critica  si  può  fare  alla  condotta  di  queste  operazioni,  è  relativa  al
            forse  troppo  affidamento  fatto  sulla  ricognizione  aerea,  dando  al  velivolo  il
            compito di individuare e riconoscere qualunque gruppo nomade o carovana, a
            scapito dell’utilizzo di altre fonti, pur disponibili, a cominciare dalla ricognizione
            terrestre con pattuglie di esploratori. Nel contesto del Gebel Achdar, con la
            sua geografia tormentata e la copertura boscosa, l’osservazione aerea incontrava
            limiti evidenti, ma è anche vero che si trattava di una modalità collaudata, meno
            pagante dal punto di vista del rapporto costo-efficacia ma sotto il totale controllo
            dei comandi, e non condizionata dal terreno o dall’avversario.
               Il ritmo delle operazioni aumentò in giugno, quando il dor di Omar el-Muktar
            fu individuato nella zona boscosa a nord-ovest di Slonta. Fu così concepito un
            complesso piano d’azione con l’intervento di battaglioni eritrei e libici, squadroni
            di  cavalleria  indigena,  reparti  motorizzati  organizzati  in  12  colonne  che,  in
            costante  contatto  l’una  con  l’altra,  dovevano  convergere  su  quella  posizione
            muovendo dall’area di Mechili a sud e dalla regione di Cirene a nord. Il 15 giugno
            la componente aerea del dispositivo venne concentrata sul campo di manovra
            di Slonta, che si trovò così ad accogliere 20 velivoli con 28 ufficiali e 35 tra
            sottufficiali e specialisti.
               Il mattino dopo 6 Ro.1 si alzarono in volo all’alba per esplorare il terreno
            davanti  ai  reparti  e  guidarne  l’avanzata,  con  una  ripartizione  in  settori  che
            prevedeva un velivolo ogni due colonne. Ben presto un Ro.1 segnalò circa 200
            cavalieri che galoppavano verso sud nel tentativo di sfuggire all’accerchiamento
            e  subito  altri  6  biposto  decollarono  da  Slonta,  ciascuno  armato  con  500
            chilogrammi di bombe, per disperderli con ripetuti passaggi a bassa quota nei
            quali fecero uso anche delle mitragliatrici. Gli stessi 6 Ro.1, dopo essersi riforniti
            e riarmati, sorpresero allo scoperto una carovana di cammelli che attaccarono e
            distrussero. Sempre quel mattino un altro Ro.1 scoprì un’ottantina di cammelli
            scortati da molti uomini armati vicino allo Uadi Rumteiat e avvertì subito le
            due colonne più vicine, mentre due biposto bombardavano e mitragliavano la
            carovana per bloccarla sul posto e facilitare il compito delle truppe. Non era
            ancora mezzogiorno ma l’operazione si era ormai trasformata in un’azione di
            rastrellamento. Nei giorni seguenti, con il ridursi dell’intensità e del numero degli
            scontri, fu chiaro che ben poco c’era ancora nelle maglie della rete e il 20 giugno
            l’operazione venne sospesa.


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