Page 107 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Controguerriglia e Controllo del territorio

            di padroneggiare i grandi spazi del deserto con tecniche di navigazione basate
            primariamente sull’uso della bussola e sul calcolo della distanza percorsa, dal
            momento che il terreno non dava la possibilità di aggiornare il dato di posizione
            per la mancanza di punti di riferimento.
               Dopo  questa  manifestazione  di  forza,  alla  fine  di  agosto  venne  deciso  di
            allestire un campo trampolino a Bir Zeghen, sul 25° parallelo e 200 chilometri a
            sud di Gialo, sfruttando il fondo compatto del serir, un tipo di terreno desertico
            la cui piatta monotonia è di quando in quando interrotta da qualche formazione
            rocciosa. Nel frattempo, nelle prime ore del mattino del 26 agosto, a un orario
            scelto per evitare le foschie causate nelle ore centrali della giornata dall’intenso
            riscaldamento solare, 4 Ro.1 decollarono da un campo improvvisato allestito
            a lato della pista da Gialo per Bir Zeghen puntando su Cufra. Da non più di
            1000 metri due biposto bombardarono l’oasi di Et Tag e altri due quella di El
            Giof, rientrando quindi al campo di Bir Zighen, dove li attendeva l’autocolonna
            di supporto, e facendo ritorno a Gialo il giorno dopo. Era evidente che il serir
            garantiva un’ampia libertà di movimento, permettendo ai velivoli di atterrare in
            prossimità dei reparti motorizzati o cammellati operanti nell’area, e realizzando
            così un elevato livello di integrazione dello strumento aeroterrestre anche in
            assenza di comunicazioni radio. Il ritmo delle operazioni poteva poi rimanere
            molto  alto  e,  non  dovendo  il  velivolo  rientrare  al  suo  campo,  era  possibile
            sfruttarne al meglio il raggio d’azione.
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               A ribadire l’urgenza del problema Cufra quale endemico focolaio di rivolta, il
            22 ottobre un gruppo armato di un centinaio di uomini con la consueta carovana
            di cammelli in supporto, venne avvistato nei pressi di Sidi Mohamed, tra Gialo
            e Marada, mentre si dirigeva a nord nel molto probabile intento di razziare le
            regioni  già  pacificate.  Cinque Ro.1 furono  subito rischierati  ad  Agedabia  per
            tenerne sotto controllo i movimenti e i meharisti del Raggruppamento Sahariano
            mossero dalla stessa località per intercettarlo sulla base delle indicazioni via via
            fornite dai velivoli. Per qualche giorno non accadde nulla, mentre i “sahariani”
            manovravano per tagliare la via della ritirata ai ribelli ignari della trappola che si
            stava preparando. Il 27 ottobre i 5 biposto furono trasferiti a Gialo, per essere
            più vicini al teatro dell’azione, e una squadriglia di autoblindo venne spostata da
            Agedabia ad Augila, per sfruttarne la mobilità e la potenza di fuoco sul serir, ma
            durante la notte il gruppo armato scoprì le peste dei “sahariani” e invertì la marcia
            per fuggire nell’immensità del deserto. Inseguiti dai Ro.1, che di tanto in tanto
            si abbassavano a bombardarli e mitragliarli, gli insorti furono infine agganciati



            109   B. DI MARTINO, Il contributo della Regia Aeronautica, in F. SAINI FASANOTTI e B. DI
               MARTINO (a cura di), L’esercito alla macchia. Controguerriglia italiana 1860-1943, Ufficio Storico
               Stato Maggiore della Difesa, p. 375-378.


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