Page 99 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Controguerriglia e Controllo del territorio

            possono essere svolte indipendentemente dal tipo di struttura, e quindi tanto
            da un governo quanto da un’organizzazione non statale.

               La situazione che si stava creando in Cirenaica aveva molto in comune con
            questo  scenario  quando  nel  giugno  del  1929  tra  il  governatore,  maresciallo
            d’Italia Pietro Badoglio, e Omar el-Muktar venne concordata una tregua che
            avrebbe dovuto permettere alle due parti di arrivare col tempo a una soluzione
            più stabile e duratura. Le basi per un vero accordo erano in verità piuttosto
            deboli, e quando alla fine di ottobre la tregua non venne rinnovata la situazione
            precipitò. A riaccendere le ostilità fu l’imboscata in cui l’8 novembre furono
            uccisi un brigadiere dei carabinieri e tre zaptiè, carabinieri ausiliari reclutati tra
            la popolazione, inviati a riparare una linea telegrafica. Le successive operazioni
            di  controinsurrezione,  subito  avviate,  furono  impostate  e  condotte  sulla
            falsariga del ciclo operativo dell’estate del 1927, con l’impiego di colonne mobili
            assistite dalla ricognizione aerea, anche se l’avversario aveva imparato la lezione
            e si comportava in modo ancora più elusivo, facendo sentire ovunque la sua
            presenza ma evitando per quanto possibile di farsi agganciare in combattimento
            e di offrire un obiettivo pagante.

               Il quartier generale dell’aeronautica era a Bengasi, ma le forze aeree dislocate
            nella colonia potevano contare su altri due aeroporti ben attrezzati ad Agedabia
            e Tobruk, e soprattutto su una rete di campi di manovra organizzati tutt’intorno
            al Gebel, da El Agheila, nella Sirte, a Bir Hakheim, a sud di Tobruk. A Bengasi
            si  trovavano  le  squadriglie  16  e 23 ,  su  Ro.1  con  qualche  Ca.73,  mentre  ad
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            Agedabia e Tobruk erano dislocate rispettivamente la 26  e la 37 , nelle quali lo
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            SVA stava lasciando il posto al Ro.1. In totale l’aviazione della Cirenaica poteva
            schierare una trentina di velivoli, con una presenza del biposto Romeo che era
            al momento di una quindicina di macchine. I tre campi principali erano ben
            posizionati per coprire l’intera regione e i suoi approcci meridionali, mentre i
            campi di manovra permettevano di garantire la necessaria aderenza all’azione
            delle forze di terra e di proiettare l’intervento dei velivoli nelle profondità del
            deserto. Prima ancora dell’inizio delle ostilità infatti, per due volte, il 15 settembre
            e il 3 ottobre, pattuglie di Ro.1 erano state inviate in ricognizione sulla lontana
            oasi di Cufra, il cuore stesso della Senussia, a oltre cinquecento chilometri di
            distanza. Se queste missioni avevano anche un significato di show of  force, in un
            momento in cui la fragile tregua in essere già vacillava, il raid del solitario Ro.1
            che tra il 26 ottobre e il 3 novembre percorse da un campo di manovra all’altro la
            rotta Bengasi - Apollonia - Derna - Tobruk - Bardia - Giarabub - Gialo - Marada
            - El Agheila - Bengasi, era invece finalizzato a integrare la cartografia disponibile
            con informazioni dell’ultima ora. Non è un caso che il pilota del biplano Romeo
            fosse  il  tenente  colonnello  Roberto  Lordi,  comandante  dell’aviazione  della
            Cirenaica, che aveva guidato anche la ricognizione su Cufra del 15 settembre.


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