Page 97 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
P. 97

Controguerriglia e Controllo del territorio

            vide per la prima volta l’impiego di un battaglione eritreo autocarrato, il XIV.
            Una colonna di 60 autocarri, dei quali 16 destinati ai rifornimenti, venne infatti
            utilizzata per far compiere a 400 ascari del reparto un ampio movimento aggirante,
            che fu un ulteriore elemento di sorpresa per un avversario già disorientato. La
            colonna  autocarrata  venne  poi  utilizzata  anche  nell’analoga  operazione  che
            tra il 4 e il 5 settembre, con l’impiego di cinque colonne di battaglione e della
            colonna Lorenzini, portò alla distruzione delle formazioni armate degli Hasa
            Abeidat, nel Gebel orientale, a sud di Gasr Remteiat. L’ultima azione del ciclo
            operativo dell’estate del 1927 sul Gebel Achdar fu appannaggio della squadriglia
            Lorenzini che a nord della Baltet Zalagh, con l’ausilio della ricognizione aerea, il
            13 settembre attaccò e distrusse un forte nucleo del dor Braasa, articolato su due
            accampamenti, che era fuggito a sud dopo i combattimenti di luglio.

               Le nuove tattiche messe in atto da Mezzetti, con l’utilizzo coordinato di tutti
            i mezzi disponibili, unite allo sfruttamento della tecnologia, rappresentata dai
            velivoli, dagli automezzi e dalla radiotelegrafia, e a una mobilità senza precedenti
            delle  truppe,  aveva  dato  i  risultati  attesi;   l’effetto più  evidente era  un  vasto
                                                   99
            movimento di sottomissione, che lasciava ben sperare mentre si cominciava a
            organizzare il territorio del gebel. Un’endemica carenza di risorse impedì però
            che questa fondamentale attività avesse lo sviluppo necessario, mentre la forza
            di attrazione della Senussia, e il suo personale carisma, permettevano a Omar
            el-Muktar di tornare a disporre di circa 750 armati, dei quali 300 a cavallo, già
            nella  tarda  primavera  del  1928.   Gli  insorti  riprendevano anche  la via  delle
                                          100
            razzie ai danni dei “sottomessi”, per alimentare così la lotta, in uno scenario
            in cui queste incursioni lasciavano spesso una scia sanguinosa, data la mano
            pesante degli uomini di el-Muktar. Lo stesso Mezzetti, che avrebbe lasciato la
            Cirenaica all’inizio del 1929, si rendeva ben conto della situazione e non ignorava
            il rapporto, spesso ambiguo, che esisteva tra ribelli e sottomessi:

                     La ribellione è congenita, quasi endemica, in quelle terre e ripete le sue origini
                  storiche ed etniche da tempi remoti. […] Né la situazione poteva dirsi mutata,
                  perché  non  vi  era  ancora,  (oppure  era  soltanto  al  suo  promettente  inizio)  un
                  assetto economico tale da costituire centri agricoli e urbani di assorbimento della
                  popolazione. […] Tutto questo ci avvertiva della facilità con cui nuovi focolai di
                  ribellione potevano accendersi e diffondersi; occorreva quindi vigilare in armi, ma
                  soprattutto occorreva che un’energica ed intelligente opera politica seguisse alle


            99   Secondo i dati riportati da Mezzetti, le perdite inflitte ai ribelli tra il luglio e il settembre del
               1927 furono di 1296 morti, 250 donne e bambini raccolti e messi in salvo, 3144 cammelli
               abbattuti, 842 catturati, 18.070 ovini catturati, 5000 abbattuti, 176 bovini e 26 cavalli catturati,
               oltre alla quasi totalità dell’equipaggiamento e del vettovagliamento. Le perdite subite sono di
               2 ufficiali, 5 aviatori e 61 ascari morti e 5 ufficiali, 2 aviatori, 4 militari nazionali e 158 ascari
               feriti. (Ivi, p. 189)
            100   F. SAINI FASANOTTI, Libia 1922-1931 op. cit., p. 272.


                                                95
   92   93   94   95   96   97   98   99   100   101   102