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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”
gravi si asserragliano per difendersi in quella solidarietà istintiva che viene dalla
comunanza di interessi; bisogna quindi innalzare il paese e costruire quella rete
d’interessi che unisce. 95
Come aveva sottolineato Lyautey, la penetrazione pacifica era una formula
attraente ma trovava la sua premessa indispensabile nell’uso e nella dimostrazione
della forza militare, che sola può aprire la via al dialogo, e il primo passo doveva
dunque essere necessariamente di quel tipo. Nei due mesi che seguirono il suo
insediamento, Mezzetti riorganizzò le truppe disponibili in Cirenaica affidando
alla componente nazionale, costituita da reparti di camicie nere della Milizia
Volontaria per la Sicurezza Nazionale e dei Cacciatori d’Africa, compiti di
presidio, con i primi dislocati nel Sud bengasino e nella zona di Agedabia, e i
secondi nella piazza di Bengasi e nelle zone di Cirene, di Derna e della Marmarica,
e creando una massa di manovra costituita da 10 battaglioni eritrei o libici, 4
squadroni e 3 bande a cavallo a reclutamento indigeno e 5 sezioni d’artiglieria,
oltre ai meharisti e ai reparti autoblindomitragliatrici e autocarrati con aliquote
di cacciatori e camicie nere. Nel frattempo veniva perfezionata l’organizzazione
logistica del territorio con la costituzione nei presidi di scorte bastanti per due
o tre mesi e di depositi di viveri e materiali a vantaggio delle colonne mobili.
Queste a loro volta, considerate le caratteristiche di non facile percorribilità del
territorio, avrebbero dovuto avere al seguito, a dorso di cammello, sette giornate
di viveri e cinque di acqua, in ragione di tre litri al giorno per gli uomini e venti
per i quadrupedi, con la possibilità di attingere ove necessario da una riserva
idrica autocarrata.
Il ciclo operativo dell’estate del 1927 venne impostato da Mezzetti con
l’obiettivo di impadronirsi delle maggiori riserve d’acqua, snidare le principali
masse armate avversarie, forti in tutto di quasi 2000 uomini e annidate nelle
regioni impervie e boscose dello Uadi Cuf (Wadi al-Kuf) e dello Uadi Sammalùs
(Wadi Sammalùs), tenendole sotto pressione e tentandone continuamente
l’aggiramento per impedirne la fuga verso la regione predesertica. Le operazioni,
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condotte da sei colonne in collegamento radiotelegrafico e appoggiate dai velivoli
della Regia Aeronautica di base a Barce, Maraua e Slonta, ebbero inizio il 9 luglio.
L’indomani la colonna principale, agli ordini del generale Mezzetti e forte di
quattro battaglioni eritrei (IV, XIV, XVI, XXII), un battaglione libico, quattro
squadroni savari e una batteria eritrea, guidata dalla ricognizione aerea ingaggiava
a Bir Zeitun, a est dello Uadi Sammalùs, il grosso dei ribelli, circa 1500 uomini
dei duar Abid, Braasa e Hasa Abeidat agli ordini di Omar el-Muktar, mentre le
altre colonne manovravano per sbarrare le vie dell’ovest, del nord e del nord-est.
95 P. MALETTI, La Regione Sirtica, ottobre 1926, AUSSME, Fondo L-8, busta 186, fascicolo 1,
in F. SAINI FASANOTTI, Libia 1922-1931. Le operazioni militari italiane, op. cit., p. 62.
96 O. MEZZETTI, Guerra in Libia op. cit., p. 162.
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