Page 93 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Controguerriglia e Controllo del territorio

            La via del sud era chiusa dalla colonna celere del capitano Lorenzini, con una
            squadriglia autoblindomitragliatrici e una centuria autocarrata della 2  Legione
                                                                             a
            CC.NN. Berenice, e quella dell’est, verso la Marmarica, resa impraticabile dalla
            mancanza di posti d’acqua. I duar si erano dispersi per cercare scampo in varie
            direzioni attraverso le maglie del dispositivo e ne seguì una serie di combattimenti
            che si conclusero all’imbrunire, col bilancio di una trentina di insorti uccisi, un
            centinaio di dromedari catturati o abbattuti e una decina di donne catturate, a
            fronte di un ufficiale e dieci ascari feriti. A differenza di quanto era avvenuto fino
            ad allora, nonostante l’imperversare del ghibli che cominciò a soffiare impetuoso
            all’alba dell’11 luglio, le colonne non rientrarono alle loro basi ma continuarono
            l’inseguimento, e alle prime luci del 13 luglio la colonna Mezzetti entrava ancora
            in combattimento, distruggendo gran parte del dor Braasa, sorpreso in marcia
            con la carovana delle famiglie al seguito. Il dor lasciava sul terreno 70 caduti e
            300 dromedari, mentre una cinquantina tra donne e bambini e 200 dromedari
            venivano catturati, a fronte di 5 caduti e 19 feriti tra gli ascari eritrei.

               Dopo una breve pausa utilizzata per ricostituire le riserve idriche e riordinare
            le carovane, le colonne vennero riposizionate tra Maraua, Gerrari e Chaulan,
            lungo la cosiddetta linea della risorgive, per interdire l’accesso ai pozzi e alle
            sorgenti del Gebel, conducendo a tal fine un intenso pattugliamento aggressivo
            in tutta l’area che tra il 15 e il 25 luglio fruttò la cattura di oltre 200 cammelli e
            l’eliminazione di una sessantina di armati. Nel frattempo la ricognizione aerea
            aveva segnalato che grossi nuclei ribelli si stavano raccogliendo nella zona dello
            Uadi  Scebrica,  a  sud  di  Gasr  Remteiat,  e  venne  così  organizzata  una  nuova
            operazione a largo raggio che ebbe inizio nella notte sul 19 luglio. Guidata dai
            velivoli,  la  colonna  Mezzetti  entrava  in  contatto  all’alba  con  l’avversario  che
            si dava alla fuga verso sud incalzato dai savari e bombardato dal cielo, mentre
            veniva serrato sui fianchi dal sopraggiungere di altre due colonne, quella del
            tenente  colonnello  Piatti,  con  un  battaglione  eritreo  e  una  banda  irregolare,
            dalla sua destra, e quella del tenente colonnello Spernazzati, con due battaglioni
            eritrei, una compagnia libica, una batteria libica e una banda irregolare, dalla sua
            sinistra, entrambe guidate dai messaggi lanciati dai velivoli. La fuga sempre più
            disordinata fu infine intercettata più a sud dalle autoblindo di Lorenzini, arrivate
            sulla scena in tempo utile nonostante il terreno difficile. I combattimenti, sempre
            più sporadici, proseguirono nella giornata del 20 luglio, ma ormai gli insorti non
            avevano più alcuna coesione organica: anche se le perdite in combattenti erano
            state relativamente limitate, con 46 caduti e un numero imprecisato di feriti,
            avevano lasciato nelle mani delle truppe italiane 5 prigionieri, 163 dromedari e
            400 ovini, contro un morto e 11 feriti.
               L’aviazione  della  Cirenaica  era  stata  in  questa  fase  delle  operazioni
            particolarmente attiva e l’impegno profuso era stato pagato con la morte del


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