Page 91 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Controguerriglia e Controllo del territorio
può non essere facile da identificare, ma è comunque ben distinto e ciascuna
delle due parti schiererà le sue forze in modo da proteggere il proprio. Da
secoli infatti la pietra angolare del pensiero militare occidentale è riuscire a porsi
nella condizione di attaccare il centro di gravità del nemico per costringerlo a
capitolare. Al contrario, in una situazione di controinsurrezione, il centro di
gravità è lo stesso per entrambi i contendenti, che non possono sperare di vincere
senza il supporto della popolazione, o quanto meno senza la sua neutralità. In
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caso contrario la struttura sotterranea dell’insorgenza verrebbe allo scoperto e
potrebbe essere facilmente distrutta, privandola delle sue fonti di intelligence,
di reclutamento e di rifornimento, e allo stesso modo le forze governative, o
occupanti, non possono raggiungere i loro scopi senza poter contare quanto
meno sull’acquiescenza della popolazione, soprattutto in presenza di un
movimento insurrezionale con una grande forza di attrazione e una notevole
aggressività, come nel caso della Cirenaica.
In un tale contesto l’applicabilità delle teorie occidentali sulla guerra, e sul
potere aereo, viene a essere messa in discussione per quanto riguarda la possibilità
di risolvere la situazione semplicemente con la forza dell’acciaio e del fuoco,
ed è necessario reinterpretarle e integrarle con altre misure. Lyautey, durante i
lunghi anni trascorsi tra Algeria e Marocco con crescenti responsabilità anche di
governo, individuò tre principi irrinunciabili per una strategia di pacificazione
a macchia d’olio, vale a dire: una forza militare schiacciante e la disponibilità
a usarla; il rispetto per la religione, gli usi e i costumi della popolazione, unito
all’attenzione per lo sviluppo economico della regione; l’unicità di comando
mantenuta per il tempo necessario a ottenere dei risultati. Erano principi che
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sarebbero stati certamente approvati dagli ufficiali italiani impegnati in quegli
anni in Libia, come si è visto da alcune delle testimonianze citate e come vale la
pena di ribadire, usando le parole dell’allora tenente colonnello Pietro Maletti,
uno tra i migliori “coloniali”, discusso soprattutto per le successive vicende
etiopiche, in un articolo dedicato alla regione della Sirtica pubblicato nel 1926
sulla Rassegna Italiana:
Chiunque voglia comandare durevolmente e sicuramente in Libia deve
soddisfare a tre condizioni essenziali: esser forte, esser giusto, avvantaggiare il
paese. La forza trae seco il rispetto, l’obbedienza, la disciplina, l’ordine; bisogna
dunque esser forti. La giustizia concilia la fiducia, la stima, la devozione; bisogna
dunque esser giusti. Le opere benefiche, cioè lo sviluppo economico del paese,
la elevazione materiale e morale delle condizioni di vita della popolazione
sono la casa in comune entro la quale conquistatori e conquistati nei momenti
93 D. M. DREW, Air Theory, Air Force and Low Intensity Conflicts. A short journey to confusion, in The
paths to heaven, op. cit., p. 321-355.
94 G. POTIRON DE BOISFLEURY, The Origins of Marshal Lyautey’s op. cit., p. 65.
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