Page 87 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Controguerriglia e Controllo del territorio
doveva fornire il supporto necessario in termini soprattutto di ricognizione e
collegamento, e preannunciare agli abitanti dell’oasi l’arrivo della colonna con
il lancio di manifestini in lingua araba che sottolineavano l’assoluta volontà di
rispettare non solo persone e cose, ma anche la sacralità del luogo. A Giarabub,
infatti, Mohammed ibn ‛Alī as-Sanūsī aveva fondato nel 1856 la setta dei
Senussi, e vi era stato sepolto tre anni dopo. Proprio per evitare la possibilità
di combattimenti, l’operazione fu condotta rinunciando di proposito al fattore
sorpresa e con una dimostrazione di forza intesa ad annullare ogni volontà di
resistenza, secondo un altro dei principi delle campagne coloniali. Questa scelta
pagò: partita il 1° febbraio 1926 da Amseat, sulla costa, dopo aver percorso 274
km la colonna, agli ordini del colonnello Riccardo Ronchetti, entrò a Giarabub il
giorno 7 senza incontrare alcuna opposizione.
Velivoli Ro.1 in sosta a Bir Zighen il 13 gennaio 1931. (Fototeca Stato Maggiore Aeronautica)
Nel 1926 i mezzi blindati e corazzati presenti in Cirenaica erano stati riuniti
nella 1 Squadriglia autoblindomitragliatrici e autocarri armati. L’organico era di
a
due carri d’assalto FIAT 3000, nove autoblindo Lancia 1ZM, una autoblindo
di produzione britannica Lanchester 4x2, otto autoblindo FIAT-Terni modello
Tripoli, 23 autocarri armati FIAT 15ter, due autovetture armate Ford T. I FIAT
15ter avevano una carrozzeria blindata con lamiere d’acciaio e tre mitragliatrici
Schwarzlose, con una dotazione di 15.000 colpi, un equipaggio di quattro
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