Page 86 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
P. 86
Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”
vi fossero state nuove assegnazioni. Per raggiungere questo risultato era stato
86
necessario recuperare i mezzi sparsi tra i vari presidi e svuotare anche i “rottamai”,
riportando in efficienza autoveicoli da tempo abbandonati, spesso per guasti di
minima entità. L’accresciuta disponibilità gli avrebbe permesso, senza incidere
sui servizi ordinari, di organizzare un autoreparto di manovra di 300 veicoli
da impiegare sia in ambito logistico, per la costituzione di colonne idriche e il
trasporto urgente di rifornimenti, sia in ambito tattico, per il trasporto truppe,
trasformando all’occorrenza un’aliquota della fanteria in fanteria autocarrata.
Questa innovazione è un’ulteriore conferma della capacità di adattamento al
terreno e alle circostanze, perché Mezzetti non nasconde le sue perplessità in
merito a un impiego generalizzato degli autoveicoli, tenuto conto anche delle
caratteristiche dei mezzi. Nello scrivere alla fine degli anni Venti, sottolineava
infatti che le autocolonne, «utilissime in particolari circostanze per raggiungere
determinati particolari obiettivi», potevano rappresentare per il comandante una
preoccupazione e un problema in più. La loro avanzata era infatti condizionata
dal terreno, e non era opportuno lasciarle a loro stesse: i cinque autocarri che
nel 1913-1914 avevano accompagnato la spedizione nel Fezzan ne avevano
rallentato di molto la marcia, e a Gasr bu Hadi, nel 1915, «gli autocarri furono
insidia e rogo ai feriti che con essi tentarono lo scampo». Analoghe perplessità
87
nutriva sull’impiego dei carri armati, ricordando forse i frequenti insabbiamenti
dei FIAT 3000 che nel febbraio del 1926 avevano accompagnato la colonna
inviata a occupare la lontana oasi di Giarabub, a più di 250 chilometri dalla
costa. Molto utili sui terreni a fondo duro considerava invece le autoblindo e
gli autocarri protetti da blindature e armati con due o tre mitragliatrici, e per
quel tipo di scenario caldeggiava la costituzione di autocolonne costituite da
autoblindo, autocarri armati e fanteria autocarrata, con compiti ben definiti e
indipendenti da quelli delle colonne formate con fanteria appiedata e cavalleria,
o da sahariani.
L’operazione di Giarabub era stata forse la prima con un significativo impiego di
mezzi ruotati, una possibilità concessa dal terreno della Marmarica, in larga parte
percorribile con gli autoveicoli. Per l’occasione era stata organizzata una forza di
spedizione comprendente due battaglioni eritrei, IX e X, reparti autocarrati della
M.V.S.N., uno squadrone meharisti, una squadriglia autoblindomitragliatrici,
due pezzi da montagna autoportati, una sezione carri d’assalto, tre sezioni di
autovettore armate, per un totale di 67 ufficiali, 636 uomini di truppa nazionali,
1331 tra eritrei e libici, 115 muletti e 350 autocarri. La Regia Aeronautica
88
86 O. MEZZETTI, Guerra in Libia op. cit., p. 154-155.
87 Ivi, p. 46.
88 A. BOLLATI, Enciclopedia dei nostri combattimenti coloniali op. cit., p. 326.
84