Page 89 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Controguerriglia e Controllo del territorio

            IL GEBEL CIRENAICO





               Il Gebel Cirenaico, o Gebel Achdar, è una regione montuosa e piuttosto ricca
            d’acqua che si distende a est di Bengasi per poco meno di duecento chilometri
            con  orientamento  da  sud-ovest  a  nord-est.  Larga  al  massimo  un’ottantina  di
            chilometri, a chi viene dalla costa si presenta con due successivi gradini, salendo
            dal livello del mare a un’altitudine media di 250 metri per poi innalzarsi fino ai
            600-800 metri della parte più interna. Il terreno roccioso è intagliato da solchi
            stretti e profondi, gli uadi, ed è coperto da una vegetazione di tipo mediterraneo
            con  boschetti,  fitte  macchie  di  cespugli,  alberi  di  ulivo.  A  sud  del  Gebel  il
            panorama è del tutto diverso, con il pianoro accidentato e arido della Gescia, in
            cui l’assenza di vegetazione e i rari pozzi preannunciano le distese desertiche del
            Sahara, mentre più a est, verso la frontiera egiziana, si distendono le inospitali
            lande della Marmarica.
               Il Gebel era uno scenario ideale per la guerriglia, e a rendere le cose più
            difficili  stava  il  fatto  che  gli  insorti  erano  meno  divisi  e  meglio  organizzati
            che  in  Tripolitania.  La  struttura  politico-religiosa  della  Senussia  aveva  dato
            all’insurrezione un centro di gravità intorno al quale organizzarsi, mentre sul
            campo  era  emersa  la  figura  carismatica  di  Omar  el-Muktar.  Alla  metà  degli
            anni Venti la situazione era sostanzialmente invariata rispetto al modus vivendi
            creato dagli accordi di Acroma del 1917, con gli italiani attestati sulla costa e la
            Senussia padrona dell’interno. Questo delicato e improbabile equilibrio aveva
            già cominciato a rompersi da tempo quando Mezzetti era arrivato a Bengasi nel
            1927, e le prospettive non sembravano certo incoraggianti. La situazione non
            soddisfaceva nessuna delle due parti e soprattutto era inaccettabile per Roma,
            intenzionata  a  riprendere  il  controllo  totale  della  cosiddetta  Quarta  Sponda.
            La mancanza di risorse, e l’abitudine a operare secondo schemi ripetitivi, non
            permettevano di ottenere risultati significativi, in linea con l’apatia e il senso di
            appagamento diffusi tra i ranghi dell’amministrazione della colonia e della sua
            struttura militare. Nella quasi totalità dei casi il copione si ripeteva immutabile:

                     La colonna usciva da uno dei forti: era subito segnalata dai colpi di fucile coi
                  quali le vedette dei ribelli davano l’allarme al caracol distaccato dal dor . Il caracol
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                  avvertiva il dor, accampato a due o tre ore dalle nostre posizioni.


            91   Il dor, o door, plurale duar, indicava in Cirenaica un insieme di armati a cavallo e a piedi, ma a
               differenza della mehalla tripolitana, il dor includeva l’accampamento con le famiglie. Mezzetti
               lo definisce quindi un accampamento armato. Il caracol era un distaccamento del dor, forte al
               più di 50 uomini, con compiti di vigilanza e allarme.


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