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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”
natura un sistema robusto, studiato per forzare il cambiamento in un sistema
contrapposto facendolo precipitare in uno stato in cui i diversi sottosistemi
sono costretti a riorganizzarsi singolarmente per mancanza di direttive, e quindi
verso uno stato di incertezza tale da condizionarne negativamente la capacità di
adattamento complessiva. Le singole unità potranno ancora auto-organizzarsi,
grazie agli schemi di orientamento forniti dalla dottrina e dall’addestramento,
ma quando questi schemi, non più aggiornati per la mancanza di “input”,
cominceranno a dimostrarsi inadeguati, non saranno più in grado di reagire
in modo appropriato a nuove sollecitazioni. Al tempo stesso una qualunque
organizzazione militare deve essere in grado di resistere a eventuali spinte in
tal senso facendo leva su connessioni interne ridondanti, possibilità di azione
diversificate, buoni sensori e schemi appropriati. Una tale solidità può però
tradursi in una totale resistenza al cambiamento, minimizzando quella capacità
di adattamento che, oltre a essere fondamentale nella visione di Boyd, è anche
l’elemento base di una campagna di controinsurrezione. Come è stato messo in
rilievo , la risposta all’insorgenza ha come suo elemento costitutivo l’elaborazione
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di misure specifiche, appropriate per il particolare contesto e studiate da un
lato per contenere e infine eliminare la minaccia, dall’altro per rafforzare la
resilienza delle strutture politiche e sociali sotto attacco. Si tratta quindi di una
lotta imperniata sulla capacità di elaborare rapidamente sempre nuove tecniche
di risposta, basate su una conoscenza costantemente aggiornata dello scenario,
e di metterle in atto in un ambiente intrinsecamente ad alta dinamica ed elevata
pericolosità prima che l’avversario possa capire come reagire, continuando
poi a modificarle in funzione dei mutamenti di scenario. L’approccio non può
mai essere di tipo statico, perché il fenomeno sotto osservazione è in continua
evoluzione, e inoltre la conoscenza della sua natura, momento per momento, è
alterata dalla stessa percezione dell’osservatore.
Se la capacità di adattamento è il fattore determinante, e se questa può
essere condizionata da fattori interni all’organizzazione militare chiamata
a scendere in campo, un fattore anch’esso da non trascurare, in quanto ne
rappresenta la premessa indispensabile, è la cultura organizzativa. Anche questa
peraltro si modifica nel tempo sulla base di un processo ciclico che, stimolato
dall’individuazione di specifiche carenze, o dall’insorgere di forti sollecitazioni
esterne, porta a modificare comportamenti e consuetudini, di solito ma non
necessariamente codificate in norme e procedure, per ovviare alle carenze
prestazionali esistenti e massimizzare le possibilità di successo. Gli eserciti, e più
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4 D. KILCULLEN, Counterinsurgency, Oxford, Oxford University Press, 2010, p. 2.
5 J. A. NAGL, Learning to eat soup with a knife. Counterinsurgency lessons from Malaya to Vietnam,
Chicago, The University of Chicago Press, 2005.
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