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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”
OLTRE LE RIDOTTE E I RETICOLATI
Nell’agosto del 1913, quando ancora non era del tutto consolidato il
controllo della fascia costiera e del Gebel Nefusa, le forze italiane in Tripolitania
cominciarono a spingersi nell’interno. A calamitare l’attenzione fu in particolare
l’azione della colonna agli ordini del tenente colonnello Antonio Miani, costituita
da un battaglione eritreo, tre compagnie libiche e due batterie da montagna, per
un totale di appena 1108 uomini, dei quali solo 108 nazionali. Partita da Sirte
il 10 agosto, questa piccola forza occupò Socna il 26 e dopo una lunga sosta si
rimise in movimento il 4 dicembre. Dopo una serie di piccoli scontri vittoriosi,
il 17 febbraio 1914 Miani entrava a Sebha, il 4 marzo prendeva possesso di
Murzuch, a 750 chilometri dalla costa, e il 12 agosto si spingeva fino a Ghat,
almeno in apparenza assicurandosi il possesso del Fezzan. La facilità e la rapidità
con cui era stata compiuta questa profonda penetrazione, il cui punto massimo
era a oltre 900 chilometri dalle basi sulla costa, valsero a Miani la promozione a
colonnello e la Croce dell’Ordine Militare di Savoia, consolidandone la fama di
esperto ufficiale coloniale guadagnata in Eritrea, ma ben più difficile si sarebbe
dimostrato mantenere il possesso di quell’immensa regione desertica. I piccoli
presidi insediati nelle oasi principali erano alimentati attraverso un’unica linea
di comunicazione che da Sebha arrivava sulla costa a Sirte, per un lungo tratto
esposta agli attacchi di ribelli e predoni, e una tale combinazione di fattori creava
le premesse per lo sgombero affrettato del Fezzan che si sarebbe imposto nel
dicembre del 1914.
L’audacia che aveva ispirato la spedizione Miani era rimasta fine a se
stessa e la sua vicenda può essere considerata emblematica degli errori che
caratterizzarono la prima espansione verso l’interno dell’occupazione italiana.
Al riguardo, sottolineando implicitamente che questi errori avevano avuto una
matrice più politica che militare, con l’ossessiva ricerca di un risultato di prestigio
che giustificasse l’avventura libica agli occhi dell’opinione pubblica, il generale
Luigi Cadorna avrebbe bollato l’impresa come la più “temeraria e intempestiva”
della storia coloniale. Nel frattempo altre colonne operavano in Cirenaica e
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in Marmarica con analoghi risultati, ma focolai di rivolta erano ancora accesi
nell’altopiano del Gebel Achdar e nella vasta regione desertica di Cufra, come
pure in Tripolitania nella Sirtica e nella Ghibla, a sud del Gebel Nefusa. Anche
in questi territori, come nel Fezzan, sarebbe stato necessario non solo presidiare
6 L. CADORNA, Altre pagine sulla Grande Guerra, Milano, A. Mondadori Editore , 1925, p. 48-
49.
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