Page 29 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Controguerriglia e Controllo del territorio

            i rapporti con la popolazione, distrussero il prestigio degli occupanti. Nel giro
            di poche settimane l’insurrezione dilagò nel Gebel berbero, con l’annientamento
            dei presidi di Tarhuna, il 18 giugno, e di Beni Ulid, l’8 luglio. Ne fece le spese
            Tassoni,  sostituito  il  15  luglio  dal  tenente  generale  Giovanni  Ameglio  che
            comunque nulla poté fare per invertire il corso degli eventi. Nel giro di poche
            settimane tutti i presidi dell’interno vennero ritirati, non senza difficoltà, e con
            l’abbandono di Zuara il 17 luglio e Misurata Marina il 5 agosto, l’occupazione
            della Tripolitania si ridusse all’oasi di Tripoli e alla città di Homs, protette da
            ridotte e fortini e da estese barriere di filo spinato. La struttura costruita in quasi
            quattro anni con l’impiego di ingenti risorse si era dissolta, e con essa l’illusione
            di una facile penetrazione nell’entroterra, che avrebbe dovuto essere favorita da
            un atteggiamento amichevole delle tribù, grate per essere state liberate dal giogo
            ottomano. Così non era, e con l’entrata in guerra si assisteva anzi al ritorno in
            campo della Turchia, appoggiata dagli Imperi centrali nel tentativo di aprire in
            Africa Settentrionale un altro fronte.

               Il 18 maggio 1916 la rioccupazione di Zuara, voluta da Ameglio per intercettare
            le comunicazioni con la Tunisia, non modificò significativamente la situazione,
            e anzi i collegamenti tra questa città e Tripoli sarebbero rimasti a lungo molto
            precari nonostante le ripetute operazioni organizzate per allontanare la minaccia
            e mettere la zona in sicurezza. Quando nel novembre del 1917 il colonnello
            Ottorino Mezzetti, con alle spalle una precedente esperienza in Libia tra il 1911
            e il 1912, e reduce da oltre due anni al fronte – prima in Cadore e poi sul Carso
            – fu inviato a prendere il comando di Zuara anche per riprendersi dai postumi di
            una grave ferita, si rese subito conto delle difficoltà:
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                     Nel novembre 1917, costretto a lasciare il fronte italo-austriaco per esaurimento
                  conseguente  ad  eccessive  fatiche  e  a  gravi  ferite,  fui  nuovamente  trasferito  in
                  Colonia e inviato ad assumere il comando della Zona di Zuara, tormentata dalla
                  carestia e la cui situazione politica destava non poche preoccupazioni.
                     Truppa ed ufficiali raramente oltrepassavano la cinta fortificata e la prima
                  volta che volli recarmi da Zuara Marina a Zuara Città vi fui trasportato da un
                  automezzo debitamente scortato, quantunque la strada passasse tra il reticolato
                  e il mare.
                     Fra  l’elemento  italiano  e  quello  indigeno  sottomesso  serpeggiavano  mal
                  dissimulate diffidenze. Era diffuso tra i più un senso di rinuncia ad imporsi ai
                  ribelli che pur operavano frequenti razzie.

               Mentre cercava di alleviare i disagi della popolazione, con una particolare
            attenzione per i profughi berberi del Gebel Nefusa, affiancando così l’azione
            politica  a  quella  militare  come  era  d’uso  in  colonia,  Mezzetti  si  pose  subito
            il  problema  di  contenere  l’attività  dei  razziatori  e  facilitare  così  la  ripresa


            10  O. MEZZETTI, Guerra in Libia. Esperienze e ricordi, Roma, Cremonese Editore, 1933, p. 11.


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