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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            dell’agricoltura e della pastorizia. Invece di attivare postazioni fisse di difesa,
            decise di organizzare una rete di posti di sorveglianza, affidati a elementi locali e
            in comunicazione tra loro, con il compito di individuare e segnalare i razziatori
            quando entravano nella fascia protetta per poi sorprenderli e catturarli sulla via
            del ritorno. Fu così possibile riportare una certa tranquillità nella fascia costiera
            e consentirne una limitata ripresa economica, ma per Mezzetti questo tipo di
            soluzione, di tipo difensivo-reattivo, non era abbastanza. Nella convinzione che
            la sicurezza del territorio a lui affidato sarebbe stata garantita soltanto prendendo
            con decisione l’iniziativa, non tardò a organizzare gruppi di “contro-razziatori”,
            pronti a entrare in azione là dove veniva segnalata una possibile preda. Questi
            colpi di mano, ad alcuni dei quali partecipò lo stesso Mezzetti, interessarono una
            zona sempre più ampia, che in breve arrivò a lambire le falde del Gebel, e nell’arco
            di pochi mesi fruttarono la cattura di una ventina di cavalli, circa 5000 ovini e 500
            cammelli, con il risultato non secondario di galvanizzare e fidelizzare sempre più
            gli elementi indigeni, berberi in particolare, che costituivano i gruppi di contro-
            razzia. Il governo della colonia, su pressione dei capi ribelli preoccupati dei futuri
            effetti sull’economia della regione, avrebbe poi chiesto di ridurre l’intensità e
            la portata di queste azioni, ma intanto era stato raggiunto il duplice scopo di
            allargare la fascia sicura, in cui tutti potevano circolare e lavorare liberamente, e
            di costituire dei nuclei fidati di armati a piedi e a cavallo.
               Questo risultato molto doveva alla determinazione di Mezzetti, che nel giugno
            del 1918 era già una delle figure di spicco nel panorama militare della Tripolitania,
            come testimonia l’allora tenente Paolo Caccia Dominioni. Reduce anch’egli dal
            fronte italo-austriaco, e sofferente per un principio di congelamento che stentava
            a guarire, Caccia Dominioni lo incontrò mentre era in viaggio da Tunisi a Tripoli
            per raggiungere la sua nuova sede di servizio e ne ha lasciato un ritratto tanto
            sintetico quanto efficace:

                     A  Zuara  troviamo  il  colonnello  Mezzetti,  comandante  la  piazza,  e  ci
                  riconosciamo: ci siamo visti a Castagnevizza, in prima linea, proprio dove era la
                  giunzione del mio 154° fanteria e del 14°, brigata Pinerolo, al suo comando. Pochi
                  giorni dopo ha avuto una grave ferita a un ginocchio, e ora è a Zuara, zoppicante,
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                  sempre marziale, duro, deciso.
               Mezzetti, con il suo intuito di esperto comandante e di vecchio coloniale,
            aveva da subito agito in aderenza a uno dei principi fondamentali della guerra
            in generale e della controguerriglia in particolare: qualunque altra cosa facciate,
            mantenete l’iniziativa. È un principio universale, ribadito nella sua formulazione
            più ampia da Boyd ed esplicitato a chiare lettere da Kilcullen:



            11   P. CACCIA DOMINIONI, 1915-1919 Diario di guerra, Milano, Mursia Editore, 1993, p. 314-
               315.


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