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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            si configurava quindi come un atto intimidatorio e punitivo che doveva essere
            impedito e represso, per evitare di perdere rapidamente prestigio e di portare
            le popolazioni sottomesse ad accordarsi con gli insorti per non subire ulteriori
            danni e recuperare almeno una parte dei loro averi. Per contrastare un fenomeno
            dal chiaro significato politico, oltre a evitare di spingere troppo oltre una politica
            di disarmo che spesso era solo di facciata, occorreva organizzare gli spostamenti
            del bestiame in funzione della dislocazione delle forze regolari, integrare queste
            ultime, mai abbastanza numerose, con distaccamenti di guardie armate locali
            pronte a muovere al primo allarme, occupare saltuariamente e con modalità di
            agguato località di passaggio o di sosta dei razziatori. Premessa indispensabile
            del  successo  era  un  efficiente  servizio  informazioni,  come  Mezzetti  aveva
            avuto modo di sperimentare, e questo anche in funzione dell’azione di contro-
            razzia, da affidare ove possibile alle genti del posto, armate con quelle cautele
            che l’esperienza e la conoscenza della realtà locale potevano suggerire. Se ben
            condotta era proprio la contro-razzia il metodo più efficiente per stroncare il
            fenomeno in quanto
                     obbliga i razziatori ad allontanarsi sempre più dal nostro territorio coi loro
                  accampamenti per sottrarli ai nostri colpi di mano, aumentando in tal modo, nel
                  tempo e nello spazio, il pericolo cui debbono esporsi nel tentare i loro, demoralizza
                  coloro che ne sono colpiti ed eleva nel tempo stesso il morale dei sottomessi e il
                  prestigio del Governo.
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               Con l’insieme di questi provvedimenti, frutto di un atteggiamento sempre
            attivo e mai soltanto reattivo, Mezzetti riuscì a contenere e a debellare il fenomeno
            nelle  diverse  zone  dove  si  trovò  a  operare,  prima  in  Tripolitania,  a  Zuara,
            Misurata, Sirte, e poi in Cirenaica, utilizzando anche truppe regolari indigene.
            Detto questo, la razzia rimaneva comunque una forma di guerra economica, a
            cui far ricorso per togliere all’avversario le sue fonti di alimentazione, colpendone
            il bestiame e i raccolti.

               Mentre  Mezzetti  a  Zuara  applicava  per  la  prima  volta  il  suo  concetto  di
            contro-razzia, la situazione sulla cosiddetta “Quarta Sponda” rimaneva difficile e
            resa più complessa dai contrasti tra i comandi militari e le autorità civili. Se, come
            è stato detto da Simona Berhe con una bella immagine, «le istituzioni politiche
            sono gli argini entro cui scorre il fiume del potere»,  in Libia, con l’uscita di
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            scena della Sublime Porta nell’autunno del 1912, questi argini già molto fragili
            crollarono e le vicende successive possono essere viste come il tentativo dei


            14   O. MEZZETTI, Guerra in Libia. op. cit., p. 23.
            15   S. BERHE, Notabili libici e Funzionari italiani: l’amministrazione coloniale in Tripolitania (1912-
               1919),  Soveria  Mannelli,  Rubettino  Editore,  2015,  p.  7.  Il  volume  propone  un’analisi
               dell’amministrazione della Tripolitania tra il 1912 e il 1919 fondata su un accurato esame
               delle fonti italiane e libiche.


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