Page 36 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
P. 36
Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”
da un livello di conflittualità troppo forte, ma contribuirono a disegnare un
quadro politico-sociale in tumultuosa evoluzione e altamente instabile analogo a
quello seguito al crollo del regime di Gheddafi.
Da parte italiana il tentativo di incanalare il fiume del potere fu segnato dal
perdurante contrasto tra l’amministrazione civile, che dal 1912 aveva il suo punto
di riferimento nel Ministero delle Colonie, e i comandi militari, che nelle esigenze
di controllo del territorio trovavano un nuovo spazio di manovra affiancando
alle funzioni tradizionali nuove funzioni di carattere politico-amministrativo.
L’ordinamento voluto dal ministro Pietro Bertolini nel 1914 con il tentativo di
coniugare la formula dell’amministrazione indiretta – del “governo per mezzo
dei capi” – con la formula dell’amministrazione diretta – tramite commissari
governativi – pur caratterizzato negativamente da un approccio che limitava nei
fatti la partecipazione dei libici alla gestione della cosa pubblica, avrebbe potuto
essere un primo passo nella giusta direzione, ma a impedirlo sopraggiunse la
crisi del 1914, con il dilagare della rivolta che in Tripolitania ridusse la presenza
italiana alle enclave costiere di Tripoli e Homs. Lo statuto del 1919, voluto dal
ministro dell’epoca Gaspare Colosimo con l’obiettivo di superare il contrasto tra
colonizzatori e colonizzati riconoscendo ai nati in Tripolitania lo stato di cittadini
italiani, anche se non di cittadini metropolitani, e disegnando così un nuovo
percorso di collaborazione, fu invece ridotto a lettera morta dalle diffidenze
reciproche e dal timore dei capi ribelli di perdere il potere guadagnato sui campi
di battaglia. Il futuro avrebbe visto l’esercito assumere nei fatti il controllo
dell’amministrazione della colonia, in evidente analogia con la scuola francese
del soldato-amministratore, e mantenerlo fino a quando la situazione dei singoli
territori non ne avesse consentito il trasferimento a un’amministrazione civile.
La sola eccezione sarebbero state le regioni interne del Sahara Libico, uno spazio
vuoto che più che governato doveva essere controllato, e che come tale era
destinato a rimanere sotto controllo militare.
Con l’occupazione limitata a una striscia di costa intorno a Tripoli che
andava da Gurgi a ovest a Tagiura a est, e alle località costiere di Zuara e Homs,
l’atteggiamento generale era quello di una sostanziale passività in attesa di tempi
migliori. Caccia Dominioni, al comando del distaccamento di 80 zappatori del
genio che, con una compagnia del 50° Reggimento Fanteria e una batteria di
vecchi cannoni da campagna da 70 mm ad affusto rigido, presidiava il Forte
di Sidi Abdel Krim a est di Tagiura, ha lasciato nel suo diario una efficace e
desolante descrizione di quella guarnigione nell’autunno del 1918:
Qui al forte ci sono quattrocento uomini di truppa che da sei o sette anni
non hanno lasciato la Libia, che invano hanno chiesto di andare al fronte, e che
oggi sono stanchi, sfiduciati, intontiti. Poi ci siamo noi sette ufficiali, che al fronte
ci siamo stati anche troppo, tanto che ci hanno avvicendati d’autorità, ma che
34