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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            da  un  livello  di  conflittualità  troppo  forte,  ma  contribuirono  a  disegnare  un
            quadro politico-sociale in tumultuosa evoluzione e altamente instabile analogo a
            quello seguito al crollo del regime di Gheddafi.
               Da parte italiana il tentativo di incanalare il fiume del potere fu segnato dal
            perdurante contrasto tra l’amministrazione civile, che dal 1912 aveva il suo punto
            di riferimento nel Ministero delle Colonie, e i comandi militari, che nelle esigenze
            di controllo del territorio trovavano un nuovo spazio di manovra affiancando
            alle  funzioni  tradizionali  nuove  funzioni  di  carattere  politico-amministrativo.
            L’ordinamento voluto dal ministro Pietro Bertolini nel 1914 con il tentativo di
            coniugare la formula dell’amministrazione indiretta – del “governo per mezzo
            dei capi” – con la formula dell’amministrazione diretta – tramite commissari
            governativi – pur caratterizzato negativamente da un approccio che limitava nei
            fatti la partecipazione dei libici alla gestione della cosa pubblica, avrebbe potuto
            essere un primo passo nella giusta direzione, ma a impedirlo sopraggiunse la
            crisi del 1914, con il dilagare della rivolta che in Tripolitania ridusse la presenza
            italiana alle enclave costiere di Tripoli e Homs. Lo statuto del 1919, voluto dal
            ministro dell’epoca Gaspare Colosimo con l’obiettivo di superare il contrasto tra
            colonizzatori e colonizzati riconoscendo ai nati in Tripolitania lo stato di cittadini
            italiani, anche se non di cittadini metropolitani, e disegnando così un nuovo
            percorso  di  collaborazione,  fu  invece  ridotto  a  lettera  morta  dalle  diffidenze
            reciproche e dal timore dei capi ribelli di perdere il potere guadagnato sui campi
            di  battaglia.  Il  futuro  avrebbe  visto  l’esercito  assumere  nei  fatti  il  controllo
            dell’amministrazione della colonia, in evidente analogia con la scuola francese
            del soldato-amministratore, e mantenerlo fino a quando la situazione dei singoli
            territori non ne avesse consentito il trasferimento a un’amministrazione civile.
            La sola eccezione sarebbero state le regioni interne del Sahara Libico, uno spazio
            vuoto  che  più  che  governato  doveva  essere  controllato,  e  che  come  tale  era
            destinato a rimanere sotto controllo militare.

               Con  l’occupazione  limitata  a  una  striscia  di  costa  intorno  a  Tripoli  che
            andava da Gurgi a ovest a Tagiura a est, e alle località costiere di Zuara e Homs,
            l’atteggiamento generale era quello di una sostanziale passività in attesa di tempi
            migliori. Caccia Dominioni, al comando del distaccamento di 80 zappatori del
            genio che, con una compagnia del 50° Reggimento Fanteria e una batteria di
            vecchi cannoni da campagna da 70 mm ad affusto rigido, presidiava il Forte
            di Sidi Abdel Krim a est di Tagiura, ha lasciato nel suo diario una efficace e
            desolante descrizione di quella guarnigione nell’autunno del 1918:
                     Qui al forte ci sono quattrocento uomini di truppa che da sei o sette anni
                  non hanno lasciato la Libia, che invano hanno chiesto di andare al fronte, e che
                  oggi sono stanchi, sfiduciati, intontiti. Poi ci siamo noi sette ufficiali, che al fronte
                  ci siamo stati anche troppo, tanto che ci hanno avvicendati d’autorità, ma che


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