Page 509 - 1992 - XVIII Congresso Internazionale di Storia Militare
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      prove di Custoza e  Lissa  ne.l  1866, gli  stessi ammaescramend -  ancora curti  da
      digerire- delle guene del 1859 e del  1860 sono alcreccanci forti incentivi a cerca·
      re in Europa - e non in alw continenti -  c:iò che devono essere la  macegia, gli
      ordinamenti e  i materiali del fururo,  e comunque sono oggettivamente fartorl  di
      un peso tale da distogliere l'artenzione dal nuovo continente. ln secondo luogo, per
      quantO riguarda la guerra sul mare solo il  l  aprile 1868 nasce la Rivùta Mariuima
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      (la  Rivista Militart,  alla quale soprattutto ci riferiremo,  na.sce  nel  marzo  1856).
          Ne consegue che la Rivista Marinima dedica i suoi  primi anni di vita soprat·
      runo all'ampio contenzioso che,  nei  rempi difficili  e amari  del  dopo-Lissa,  deve
      essere affrontaro per rendere possibile l'eliminazione dei  molri  difccci  d'origine e
      di coesione che avevano significativamente contraddistinto l' "armata" navale i ca·
      liana nei suoi primi anni di vica, e .Per far nascere quella nuova Marina il cuj indi·
      rizzo è ben in& caro dall'impostazione ( 1873) delle due nuove, potenti unirà della
      classe ''DujJio''. 11 rerroceua culturale che precede Lissa è così sintetizzato da uno
      scriccore  navale autorevole come  A.  V.  Vecchj:
          la guerr11 da nemmo siudiavasi. l gloriosi a cci della guerra americana erano pres-
          ~oché ignori e si credeva in buona fede  che, dopo le  imprese di  Ancona, dj
          Gaeta e di Messina o1,1.lla  fosse stato sul mare compiuto. Gli  ufficiali studiosi
          tenevansi  in  conro di visionari e pericolosi  e  nei giovani  erano schernire le
          nobili  ambiz.ioni  ... (41.
          Ciononostante, i "gloriosi ani" del conflitto americano  rimangono tutt'a.ltro
      che ignori sulla RiviJta Militare, sul Giornale d'Artiglieria, sul Giornale del Gmio e sul·
      l'ùalia militart, che trattano anche gli aspetci navali, arrigHeresch1 o relativi alle co·
      razze svolgendo un ruolo di riviste  militari nel senso  più  lato del termine, senza
      quei  rigidj diaframmi dj  forza  armata che neppure oggi  possono  dirsi  del  rutto
      scomparsi. E  va subito notata l'accenzione  che al conllirro americano prestano le
      due figure più illusrri dcl nosrro pensiero militare del tempo, il generale e depurato
      Niccola  Marsem e il generale Giovanni Cavalli, quest'ultimo tuttora ricordato co·
      me grande tecnico e  maestro dell'arrigljeria.
          Nel  1878 Niccola Marselli -  in uno  srudio dove (cosa estremamente rara)
      superando da par suo angusci  confini  di forza  armara  ritiene indispensabile per
      l'Italia deJ  tempo anche una grande Marina  -  arriva a  scrivere che,  se  potesse
      desiderare di non essere italiano, vorrebbe essere americano, e cita un passo della
      Storia degli StaiÌ Uniti del Bancroft, secondo il quale in quel Paese forrunato "la pace
      imc:rna è assicurata senza il soc;corso di istituzioni militari", la pubblica opinione
      non consente che un piccolo esercito, e "una valorosa Marina protegge tutti i mari
      ... Mercè la nostra diplomazia, noi conserviamo amichevoli relazioni, sul piede della
      uguaglianza, con le prime potenze del mondo, evitando di mescolarci ne' loro ìn-
      c:rigbi,  nelle  loro passioni e  nelle loro guerre" m.
          Realisticamence -  e  a  ragione -  jJ  Marsel1i  ag,giunge  che l'Italia non può
      perm~ttersi il  lusso di avere come gli  Stati  Uniti  un  piccolo esercito,  visco che è
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