Page 531 - 1992 - XVIII Congresso Internazionale di Storia Militare
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GUEMA CIVILE  E GUEKlA ISPANO·AMERICANA                  497

       in America e  in Europa,  un  complesS() d i limiti che li  rende genecalmenre poco
       manovric:ri, pesanci  e  poco idonei a  rapide offensive.  Eppure i sostenitori (come
       ricena infallibile e opzione strategica definitiva) delle "guerre d i popolo", delle le-
       gioni sorgenti improvvisamente dalla terra, delle innumcrevoU versioni di " Nauo-
       ne armara" (e delle connesse strategie " rivoluzionarie" artatamcnre contrapposte
       a quelle "moderate" e "tradizionali"), hanno sempre trascurato una seria riflessio-
       ne tecnica sugli evidenti limiti del redutamcnco improvvisato e degli eserciti di massa.
       limiti che, ad esempio, all' inizio del secolo XIX  non sfuggono a  Cesare Balbo, il
       quale osserva  che 'Tcserciro è naturalmente lo scopo, il deJidcra111m d'ogni leva  di
       massa". Quest'ultima ha bisogno di tempo per dare i suoi risuh:aci, può essere effi-
       cace solo sul territorio nazionale e dà luogo  a  una compagine  improvvisata  che
       svanisce rapidamente così come era comparsa non appena subencra un vero esercì-
       IO regolare.  E c:he  avviene -  si chiede  il  Balbo -  se qua ndo  il  nemico acracca,
       lo strumemo derivante dulia  leva  in  massa  non  è ancora  pronco?<58)
           Sì sente ancora, in ccrd giudizi  dei sostenitori  di  «eserciti di  popolo»,  l'in·
       Ouc:nza di alcune ceorie tecnicamence inaccecmbili di Carlo Cacroneo,  il  quale con
       la sua incerra competenza militare nel 1839 riceneva che, con l'avvenro delle armi
       da fuoco,  il  numero  ormai  prevaleva sul valore e che il  problema. addestrativo si
       riduceva semplicisùcamente a  insegnare al  nuovo  soldato a  sparare:
           non è dunque più  necessario trovare braccia  muscolosc e  indurite d1tgli ar·
           meggi: basra il coraggio di srorc al posro c l'abicudine di compiere con ordine
           c agilirà  una  facile  operazione meccanica che  non  richiede forza<19>.
           Questa scuola di pensiero, rurtora assai viva, liquida come " un vecchio topos"
       l'influsso di  fartori  geografici  e geosrraregici  e  di pnrticolari condizioni  pnlirico-
       socia.li sulle forme dj rec.Iuramcnco degli eserciti (ben  pcesenci c evidenti -  nel eu-
       so americano -  fin dalla guerra d'indipendenza concro l'lnghilcerra, dalla  quale
       si continuano a trnrre azzardati (lmmaestramemi sulla supedorirà degli eserciti di
       milizia). Nnruralmence, rimane in sottordine anche l'evidente rapporto era  difesa
       tercescre e difeso mnrictima, il quale ha portato -  pur ne Un diversità del rispettivo
       contesto politico-sociale cd economico -  Inghilterra e Stati Uolti a  privilegiare,
       fino ai nostri giorni, lo strumento navale rispetto a quello cerrescre, riducendo que-
       st'ultimo -  almeno  in  tempo  di  pace -  a  dimensioni sempre  molto concenure
       e a un ruolo spesso sussidiario. Come mni neJ nostro secolo gli Stati Uniti non han-
       no fano più ricorso a  leve in massa come quelle della  loro guerra  d'indipendenza
       e, in certa misura, della guerra civile? Come mai, nella recentissima guerra del Gol·
       fo, hanno assegnato il ruolo principale ai volonrari, assegnando ai richiamati com-
       piti  sussidiari?
           La lezione autentica delle guerre americane della seconda metà del secolo XJX
       non è dunque nuova. Essa si compedia: nell'urilicà, e anzi nella  necessità, dell'at·
       tenta analisi cecnica, senu p'regiudizi di mcm marci ce politica, d i tu l'te le esperien-
       ze militnri e di tune le soluzioni nei vari Paesi, senza mai perdere di visca il rapporto
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