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22         Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione




               3. Per circa 72 ore il Regio Esercito ebbe la possibilità di travolgere le difese
            austro-ungariche sull’Isonzo e irrompere attraverso la «soglia di Lubiana», come
            pianificato da Cadorna. Ma l’inizio dell’offensiva fu talmente cauto e irresoluto
            da vanificare tale possibilità. Il modo in cui questo avvenne continua a suscitare
            stupore: la lettura dei Diari storici delle unità impegnate nell’avanzata verso orien-
            te è prova inequivocabile di una grave mancanza di iniziativa, alla quale contribuì
            l’atteggiamento flemmatico del comandante in capo . Cadorna non era innocen-
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            te nemmeno dal punto di vista dei principi operativi generali che aveva elaborato
            e diffuso: come aveva scritto nella sua Libretta rossa, infatti

                  l’ordine non deve mai essere sacrificato al tempo. Non deve cioè venir sacrificata
                  al far presto nessuna delle imprescindibili necessità del buon procedimento dell’at-
                  tacco (giusta direzione, scelta degli itinerari, determinazione degli obbiettivi, co-
                  ordinamento delle mosse, collegamenti, adattamento delle formazioni al terreno,



            4    Il 24 maggio fu uno splendido giorno di primavera. Cadorna lasciò di buon mattino il quartier
               generale provvisorio di Treviso per avvicinarsi alla zona delle operazioni; sulla via trovò il
               tempo di scrivere una breve lettera alla moglie e alla figlia: «Carissime, arrivati con due ore di
               ritardo e gran caldo. Ho sempre pensato a voi ed al dispiacere di lasciarvi. Coraggio tutti. Fui
               commosso per i fiori di Carla, ancora bellissimi. Quale pensiero delicato! Cercherò di farli du-
               rare e conserverò il nastro. Notizie buone. Pare che si arriverà all’Isonzo senza forti contrasti.
               Domani andrò sui monti a contemplare la scena. E avanti sempre!». Domani… Sarebbe stato
               meglio oggi, subito. Ore decisive stavano scorrendo senza che nessuno se ne desse troppo
               pensiero – nemmeno il capo di Stato Maggiore, evidentemente, che trovava il tempo per cam-
               biare l’acqua e accorciare lo stelo ai fiori inviatigli dalla figlia. Era già stato perso del tempo
               prezioso, ma quel che seguì appare addirittura incredibile. Il 25 maggio non accadde nulla,
               nonostante tra Cormons e Gorizia vi siano appena 13 chilometri e mezzo di strada agevole,
               priva di ostacoli fino all’Isonzo e quel giorno totalmente sgombra di forze nemiche – una
               distanza che una persona a piedi può percorrere senza fatica in meno di tre ore. L’unico cam-
               biamento riguardò le condizioni atmosferiche, che peggiorarono d’improvviso; intanto i 6.000
               fanti della brigata Pistoia, invece di avanzare verso Lucinico e mettere così in pericolo l’intera
               testa di ponte di Gorizia, facevano buona guardia, fortificandosi e proteggendo non si sa bene
               che cosa da non si sa bene chi: «26 maggio – Le truppe rimangono sulle posizioni occupate
               e curano la loro sistemazione difensiva. – 27 maggio - Il comando dell’11  divisione emana
                                                                         a
               l’ordine d’operazione n. 3 dove è fatto obbligo alla divisione di rafforzarsi nelle attuali posi-
               zioni. Alla brigata Pistoia viene ristretto il fronte, dalla ferrovia a Ponticello». Due giorni persi
               «rafforzando le posizioni», nella completa assenza di attività da parte del nemico. Finalmente,
               la sera del 27 maggio, il comando del VI corpo d’armata – da cui dipendeva l’11a divisione
               del generale Mambretti – ordinava per la mattina seguente «una attiva esplorazione di fanteria
               spingendo le scorrerie sino all’Isonzo», nel settore del fronte tra San Floriano e Lucinico (cfr.
               Breccia, Gastone, 1915. L’Italia va in trincea, Bologna, Il Mulino, 2015, pp. 59-63).
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