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268 Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione
La diffusione di questa forma di celebrazione è oggetto di un vivace dibattito,
alimentato dalla non sempre elevata qualità artistica delle opere, avverso alla “mo-
numentomania italiana”. «Se monumenti si devono innalzare, siano pochi, siano
possibilmente grandiosi, come si usava al tempo di Tito e di Napoleone. Gesta
titaniche non si frantumano in monumentini di provincia» , si legge già alla fine del
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1918 sulla rivista d’arte «Emporium»; e ancora, nel 1922: «Abbiamo visto sorgere,
in questi ultimi mesi, con una facilità qualche volta spaventosa, dati i risultati così
miseri, un gran numero di monumenti funebri, quasi in ogni comune d’Italia, ten-
denti ad onorare la memoria dei nostri poveri morti caduti eroicamente durante la
lunga guerra di redenzione» . A queste e altre autorevoli voci critiche si affiancano
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posizioni più possibiliste, che invocano tuttavia una regolamentazione dell’attività
artistico-celebrativa da parte delle autorità competenti affinché «non s’abbia da
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umiliare la vittoria, negandole la gloria dell’arte» . A ben vedere, oltre alla volontà
di sottrarre i “monumenti” alla «baldanza anarchica» delle iniziative di una miriade
di Associazioni, Comitati e Amministrazioni comunali, vero oggetto di discussione
è la supposta inadeguatezza di forme di commemorazione di filiazione ottocente-
sca a fronte della grandezza del tema da celebrare. Significativamente, alla fine del
1922 un nuovo tipo di memoriale verrà sollecitato dal primo governo Mussolini
in ogni “città, paese, borgata”: il Parco o Strada della Rimembranza, dove ciascun
albero piantato avrebbe ricordato un soldato perito al fronte.
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Per cogliere la progressiva trasformazione dei modi di commemorazione in
“culto” dei soldati caduti in guerra – non “vite divelte”, bensì “vite donate” per
italiani ai caduti della Grande Guerra, in LEONI DIEGO, ZADRA CAMILLO (a cura di), La
Grande Guerra. Esperienza, memoria, immagini, Il Mulino, Bologna, 1986, pp. 631-662.
11 JANNI ETTORE, L’invasione monumentale, in «Emporium», dicembre 1918, pp. 283-291.
12 GRADARA COSTANZA, Un monumento per gli eroi del Comune di Velletri, in «Emporium»,
gennaio 1922, pp. 58-59; contro la “attuale monumentomania” scriverà Carlo Carrà sulla
rivista «Valori Plastici» nel 1920 e nel 1921.
13 OJETTI UGO, Monumenti alla Vittoria, in «Il Corriere della Sera», 3 aprile 1919.
14 La circolare del sottosegretario alla Pubblica istruzione (ministro Giovanni Gentile) Dario
Lupi del 27 dicembre 1922 sollecitava i Provveditori agli studi di farsi promotori dell’iniziati-
va; il 13 febbraio 1923 lo stesso ministero dispone che “alberi votivi” fossero intitolati anche
ai “martiri fascisti”; cit. in LOVERRE CESARE ALBERTO, “L’architettura necessaria” / culto
del caduto ed estetica della politica, in ZAGNONI STEFANO (a cura di), Un tema del moderno: i
sacrari della “Grande Guerra”, in «Parametro», 213, 1996, pp. 18-32.