Page 275 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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un linguaggio architettonico fatto di “linee maestose”, con le masse predominanti
sulla decorazione e con radici nella tradizione italiana, avrebbe celebrato il concetto
di Patria; infine, la concentrazione delle salme in pochi significativi luoghi avrebbe
favorito i pellegrinaggi collettivi, educando la popolazione al culto nella Nazione, in
difesa della quale i soldati erano morti combattendo.
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Per il generale Faracovi, il carattere simbolico degli Ossari risiede principal-
mente nell’espressione di una monumentalità essenziale, corrispondente a un
carattere “militare” e “guerresco”. E nel rapporto instaurato con i luoghi, pre-
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feribilmente alture, che avrebbero reso questi monumenti visibili in lontananza,
qualificandoli esplicitamente come custodi dei territori teatro delle battaglie.
I progetti per i nuovi Ossari non sono scelti tramite concorsi nazionali bensì
assegnati direttamente a un ristretto numero di architetti iscritti al Sindacato na-
zionale fascista – in gran parte romani, o comunque in sintonia con l’idea che la
nuova architettura doveva essere “moderna e italiana”, cioè saldamente fondata
sulla tradizione. Pur nel rispetto dei principi generali stabiliti dal programma di
Faracovi, rimane agli architetti un margine di interpretazione nella definizione
dei progetti che appaiono non di rado riconducibili alla formazione culturale e al
bagaglio di esperienze dei singoli autori. Il panorama descritto dai primi “monu-
menti” realizzati dall’Ufficio centrale di Padova per le Onoranze alle Salme duran-
te il commissariato Faracovi è reso ancor più eterogeneo dalla “riconversione” di
edifici ideati per altri scopi – ad esempio, chiese che divengono Templi Ossari ;
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oppure dal permanere, in alcune costruzioni progettate nei primi anni del dopo-
guerra, di riferimenti architettonici ai monumenti risorgimentali dell’Ottocento
– è il caso, tra altri, dell’Ossario di Monte Pasubio, opera di Ferruccio Chemello.
27 FIORE ANNA MARIA, I sacrari italiani della Grande guerra, in L’architettura della memoria in
Italia…, cit., pp. 357-363.
28 Di una «importantissima pregiudiziale che nella zona di Gorizia deve sorgere un’opera emi-
nentemente militare, un’opera guerresca, un OSSARIO MILITARE, mentre gli Ossari in
Chiese sono esclusivamente riservati, secondo il programma, alle zone arretrate» scrive il
generale Faracovi in una lettera del 18 novembre 1930 a proposito del progetto di Oslavia
(ACGOCG, DLD).
29 CARRARO MARTINA, La prima guerra mondiale: monumenti commemorativi e scenari urbani, in
L’architettura della memoria in Italia…, cit., pp. 348-355. Scrive Gallimberti: «Lo stile diverso
e tradizionale di queste chiese [a Treviso, Cosala di Fiume e a Bassano] mise a dura prova
l’abilità dell’architetto Del Fabro nello studio delle varie sistemazioni»; cfr. GALLIMBERTI,
Gli Ossari di guerra…. cit. p. 54.