Page 18 - Le Forze Armate. Dalla scelta repubblicana alla partecipazione atlantica - Atti 27 novembre 1997
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6 EMILIO GENTILE
entità come lo Stato, la Nazione, le Forze Armate, che possono suscitare emozioni
e passioni che nulla hanno a che fare con la riflessione storica.
L'uno è il "mostro" della requisitoria e della polemica retrospettiva, due ten-
denze insidiose che facilmente possono insinuarsi nella riflessione dello storico,
specialmente quando si occupa di temi e problemi che sono molto controversi,
non solo per la loro oggettiva complessità, ma specialmente per le connessioni
emotive che essi possono avere con temi e problemi, altrettanto controversi, dibat-
tuti nell'attualità presente. A questo rischio è patticolarmente esposta una indagine
che riguarda una istituzione come le Forze Armate, che di per sé stessa mette in
moto sentimenti, pregiudizi, stereotipi, sia positivi che negativi, i quali comunque
finiscono col sovrapporsi alla realtà storica, deformandola in senso apologetico o
denigratorio.
Per esempio, da un atteggiamento pregiudizialmente antimilitarista da patte
dello studioso, potrebbe scaturire una polemica retrospettiva verso il comporta-
mento delle Forze Armate e verso coloro che ne sostennero la ricostituzione nelle
forme e nei modi definiti dalla Carta costituzionale. Ora, per quanto nobile possa
essere la ispirazione ideale di questa polemica, essa sarebbe comunque un osta-
colo alla comprensione storica della situazione e del problema delle Forze Armate
nell'Italia dell'immediato dopoguerra, quando, fra l'altro, il sentimento antimilitari-
sta era forte nella coscienza degli italiani e delle nuove forze politiche dominanti.
Le Forze Armate, in effetti, furono allora bersaglio di accuse e di condanne som-
marie per l'atteggiamento che avevano avuto nei confronti del regime fascista, per
la loro condotta negli anni della guerra, dopo 1'8 settembre 1943 fino alla fonda-
zione del nuovo Stato repubblicano. Lo studioso mosso da pregiudizio antimili-
tarista a polemizzare con il passato, potrebbe essere facilmente indotto a stabilire
una connessione ideale fra l'antimilitarismo del secondo dopoguerra e il suo attuale
antimilitarismo, considerandoli distinti nel tempo ma sostanzialmente identici. In
realtà, la concordanza fra questi due atteggiamenti antimilitaristi è solo apparente.
Se tale apparente concordanza venisse adottata come criterio di valutazione sto-
rica, utilizzando per la nostra indagine sulle Forze Armate negli anni fra il 1945 e
il 1948 idee, concetti e principi, valori, che sono propri della coscienza antimilita-
rista di oggi, ci troveremmo probabilmente esposti a gravi deformazioni di pro-
spettiva, di interpretazione e di incomprensione.
Per esempio, risulterebbe del tutto incomprensibile l'atteggiamento tutt'altro
che ostile manifestato nei confronti della istituzione militare dai padri fondatori
dell'Italia repubblicana, che in massima parte provenivano da culture politiche non
militariste e non nazionaliste, le quali tuttavia si posero il problema della funzione
delle Forze Armate non solo come problema tecnico, ma anche come problema di
"pedagogia civica" ai fini della nazionalizzazione e della democratizzazione degli
italiani. E ancora più incomprensibile, o inspiegabilmente contraddittorio, potrebbe
apparire il rifiuto del pacifismo assoluto e della neutralità perpetua manifestati
dalla maggior parte dei socialisti e soprattutto dai comunisti nell'Assemblea Costituente.