Page 20 - Le Forze Armate. Dalla scelta repubblicana alla partecipazione atlantica - Atti 27 novembre 1997
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               soltanto  un'opera  di  arricchimento  spirituale  e  materiale,  che  durava  dall'unità,
               non è  stata distrutta  soltanto una continuità di vita  piena di  promesse e  di  avve-
               nire,  non è  stato distrutto un patrimonio materiale,  spirituale,  artistico,  scientifico
               faticosamente  accumulato,  nOn  sono stati  distrutti  soltanto città  e  villaggi  e  indu-
               strie, ma sono stati scardinati anche gli  elementi primordiali di organizzazione e di
               vita  di  uno Stato,  quelli  senza  cui  non esiste  e  non può esistere  uno Stato,  tutte
               le  istituzioni civili,  le  istituzioni giudiziarie,  le  istituzioni  militari  e  di  polizia,  i ser-
               vizi  tecnici,  la  burocrazia" C5).  Vittorio  Bachelet  aveva  diciassette  anni  quando fu
               testimone  della  fine  dello  Stato  nazionale,  mentre si  recava  dal  Veneto  verso  la
               capitale  insieme  al  padre ufficiale  dell'esercito:  "Lo  sfacelo dell'esercito,  il  dissol-
               vimento dello Stato  Maggiore,  la  fuga  del re,  le  notizie  contraddittorie che arriva-
               vano in quelle lunghe giornate di treno,  e soprattutto quei soldati che cambiavano
               d'abiti in piena stazione,  e gettavano via  dai finestrini  tutto ciò che avevano addos-
               so di  militare- berretti,  fasce,  scarponi,  bombe,  anche - e  davano,  così scamiciati,
               disordinati,  l'assalto  ai  treni,  con un solo desiderio,  di  essere a casa  presto" (6).  Il
               crollo  dello Stato  nazionale  fu  allora  identificato  simbolicamente soprattutto con
               l'immagine del disfacimento immediato dell'esercito italiano dopo l'armistizio e la
               fuga  del  re  e  del  governo  da  Roma,  e  questa  associazione  simbolica  si  è  stabil-
               mente  insediata  nella  memoria  collettiva.  E questa  associazione  gravò  pesante-
               mente, come un'onta indelebile e una condanna irrevocabile, anche sulla coscienza
               dei  militari  che non disertarono e  vissero  nel  travaglio  morale  e  ideale  la  frantu-
               mazione dello  Stato  nazionale,  il  conflitto  della  fedeltà,  la  faticosa  opera  di  rico-
               struzione di una istituzione che era stata distrutta,  avvilita e  annientata.  Di  questo
               stato d'animo,  dominante negli ambienti militari ancora nei  primi anni dopo la  fine
               della guerra, ne danno numerose testimonianze la  memorialistica  e  la  pubblicistica
               militare apparse in quel tempo. "Il  9 settembre 1943 - scriveva il  generale Quirino
               Armellini nell'estate del 1944- quanto era rimasto dell'Esercito italiano si  è  repen-
               tinamente sfasciato.  Lo  sfasciamento eli  un esercito come il  nostro,  di antiche tra-
               dizioni,  che  i  passati  avvenimenti  militari  sembrava  avessero  rinsaldato,  è  un
               fenomeno  eli  inaudita  gravità" m.  Ma,  aggiungeva  il  generale,  la  crisi  dell'esercito
               altro non era che conseguenza della crisi della nazione: "L'Esercito è  l'espressione
               fedele della Nazione, è  ad essa ineluttabilmente ancorato, ne rispecchia le qualità,
               ne segue inesorabilmente le  sorti" (H).
                   Cercare eli  valutare quale relazione vi  sia  fra  la  "morte della  patria"  dopo 1"8
               settembre 1943,  simbolizzata dal disfacimento delle  Forze Armate,  e  l'attuale crisi
               della identità nazionale degli italiani  può essere una utile prospettiva eli  indagine,
               ma da questa correlazione potrebbe anche scaturire, sia pure inconsapevolmente,
               un errore di prospettiva e eli  anacronismo storiografico,  per esempio se proiettiamo
               sulla situazione degli anni dell'immediato dopo guerra  atteggiamenti  nei confronti
               del  problema della  nazione e  della  identità nazionale,  che sono invece il prodotto
               eli  situazioni storiche successive e  molto  più  recenti.  Tuttavia,  come  ho  mostrato
               ampiamente  in  uno studio  sul  mito  nazionale  nell'Italia  del  ventesimo  secolo,  al
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