Page 19 - Le Forze Armate. Dalla scelta repubblicana alla partecipazione atlantica - Atti 27 novembre 1997
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STATO,  NAZIONE,  FOHZE  ARMATE  ALLE  OHIGINI  DELL'ITALIA REPUBBLICANA   7


          Oppure questi socialisti e  comunisti venebbero tacciati,  nella requisitoria antimi-
          litarista  retrospettiva,  di  aver compiuto  un atto  di  tradimento verso  l'ideale  della
          pace.
               L'altro "mostro", che spesso fa  vittime fra  gli studiosi di storia, è  l'anacronismo
          storiografico,  forse  ancora  più  insidioso  del  precedente,  perché  meno  appari-
          scente  e  rumoroso.  Si  tratta,  in  questo  caso,  della  tendenza a  proiettare,  spesso
          inconsapevolmente,  nel  passato - e  quindi ad attribuire  agli  attori  di  una  deter-
          minata epoca storica più o meno recente- idee, stati d'animo, atteggiamenti, sen-
          sibilità,  che  appartengono a  situazioni storiche successive:  così facendo,  di  fatto,
          si  preclude la via  alla  comprensione del modo effettivo in cui gli attori del passato
          percepirono,  interpretarono  e  vissero  quella  particolare  situazione,  secondo la
          loro  mentalità,  la  loro  cultura  e  la  loro  sensibilità,  che  dovrebbe  invece  essere
          l'obiettivo  principale dello storico.
               Pensiamo,  per esempio, al  modo in cui  era concepito, sentito e  direi  anche
          vissuto  il  significato  ideale  di  entità  come  Stato,  Nazione,  Forze  Armate  nella
          coscienza  degli  italiani,  e  dai  militari  in  patticolare,  prima  della  seconda  guerra
          mondiale,  durante  la  guerra,  dopo 1'8  settembre  1943  e  negli anni dell'immediato
          dopoguena, rispetto al modo in cui queste stesse entità sono presenti nella coscienza
          degli italiani  e  dei militari  di  oggi.  L'atteggiamento degli italiani di  oggi verso que-
          ste tre  entità è  oggi condizionato da situazioni  e  motivazioni che non hanno nulla
          in comune con le  situazioni e  le  motivazioni  che condizionarono  l'atteggiamento
          degli italiani,  e  dei militari  in  particolare,  negli  anni fra  le  due guene e soprattutto
          dopo il  crollo dello Stato nazionale nel 1943,  dopo la  guerra civile e  dopo le  dure
          e  umilianti  imposizioni del  trattato di  pace.  Convenà soffermarsi  un momento su
          questo problema, che è  particolarmente importante per la  nostra analisi.
               Oggi  si  parla  molto di  crisi  della  nazione  italiana,  di  perdita  della  identità
          nazionale  degli  italiani,  di  fine  dell'Italia  come  nazione  e  come  Stato  nazionale.
          Alcuni  studiosi  ritengono  che  tutto  ciò  abbia  avuto  origine  dalla  "morte  della
          patria" avvenuta nella  coscienza degli italiani  come conseguenza del crollo dello
          Stato  nazionale  dopo 1'8  settembre,  della  guerra  civile  e  del  successivo  predomi-
          nio  politico  e  culturale,  nell'Italia  repubblicana,  di  partiti  che  erano estranei  alla
          tradizione e  alla  cultura dello Stato nazionale  nato dal  Risorgimento Czl.
               L'immagine della "morte della patria", adoperata nel 1943 dal giurista e scrit-
          tore Salvatore Satta C 3 l,  è  certamente la  più  efficace  per esprimere realisticamente
          il modo in cui la  maggioranza degli italiani visse  le  vicende del crollo immediato
          dello Stato  nazionale  dopo 1'8  settembre.  Altri  testimoni del  tempo fecero  allora
          risuonare la  campana a  mmto per la  nazione italiana  e  per lo  Stato nazionale ita-
          liano  e  i  rintocchi  funebri  continuarono anche  nei  primi  anni  della  repubblica.
          Benedetto Croce si  tormentava  col pensiero che «tutto  quanto le generazioni  ita-
          liane  avevano  da  un secolo  in  qua  costruito  politicamente,  economicamente  e
          moralmente  è  distrutto,  irrimediabilmente, < 4 l,  come scriveva  nel suo diario  il  15
          dicembre  1943.  Negli  stessi  giorni,  Ugo  La  Malfa  annotava:  .,l'Italia  come grande
          Stato  nazionale  ereditato  dal  Risorgimento  è  stato  distrutto.  Non  è  stata  distrutta
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