Page 31 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1915-1943) - Atti 22-24 ottobre 2003
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NAZIONE E FORZE ARMATE: DALLA VITTORIA AI.LA DISFATTA 9
autonomia nell'ambito del regime, in cambio del riconoscimento della dittatura
del duce. Di conseguenza, secondo questi studiosi, le Forze armate, al pari di al-
tre istituzioni tradizionali dello Stato monarchico, come il Senato, sarebbero sta-
te un ostacolo e un limite insormontabile per il totalitarismo fascista, che il duce
non volle o non riuscì a superare.
La tesi del "compromesso", se da una parte echeggia quanto hanno sostenu-
to dagli stessi esponenti militari per sostenere la sostanziale estraneità della mag-
gior parte dei militari nei confronti del regime e per attenuare le loro responsabilità
nella catastrofe dello Stato nazionale, dall'altra lascia senza risposta adeguata un
altro importante aspetto dei rapporti fra fascismo e Forze armate, che la stessa
memorialistica militare ha messo in luce, e che contraddice con la tesi del "com-
promesso", facendo emergere la possibilità di un'interpretazione diversa, che
possiamo chiamare, sempre semplificando, la tesi della "compromissione".
Infatti, gli esponenti delle Forze armate che accusarono il duce e il fasci-
smo di essere stati i principali responsabili dell'impreparazione militare della
nazione, e quindi della 'disfatta militare e del crollo dello Stato nazionale, li ac-
cusavano anche di aver sottoposto le Forze armate ad una azione continua di
sopraffazione, con lo scopo di subordinarle al proprio controllo, provocando-
ne l'indebolimento e la decadenza, come era accaduto per la nazione nel suo
complesso. Nella memorialista dci militari ha un posto considerevole la pole-
mica sulla fascistizzazione delle Forze armate, fra quanti la negano e quanti la
confermano, denunciandone i responsabili fra gli stessi alti ufficiali che si sa-
rebbero prestati ad assecondare la politica totalitaria del fascismo per interes-
se ed ambizione personale. La tesi della "compromissione" è stata sostenuta
con particolare vigore dal generale Armellini, che nel 1946 denunciava la "mo-
struosa sopraffazione del regime ai danni dell'Esercito, susseguente però alla
sopraffazione che il regime stesso aveva macchinato ai danni di ogni altro or-
ganismo e manifestazione della vita nazionale. Sopraffazione totalitaria resa
possibile ad un partito, al quale era rimasto il campo libero e aveva potuto de-
molire lo Stato e sostituirvisi. Demolizione e sostituzione cause prime della ge-
nerale rovina, di cui la guerra perduta e la caduta dell'Esercito, non sono che
due delle tante, ma più evidenti manifestazioni".
Qualunque fosse il grado di autonomia conservato dalle Forze armate, in un
regime come quello fascista, esse erano comunque inevitabilmente condiziona-
te dal modo in cui il fascismo concepiva la politica, la nazione e lo Stato, e dal
modo in cui il fascismo, avvalendosi del monopolio del potere, metteva in atto
il suo esperimento totalitario. Occorre ricordare che nessuna delle istituzioni
dello Stato tradizionale, neppure la monarchia, oppose mai una seria resisten-
za all'esperimento totalitario, né riuscì mai ad ostacolare o ad impedire nessu-
na delle azioni fondamentali del fascismo, dalla distruzione del regime liberale