Page 30 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1915-1943) - Atti 22-24 ottobre 2003
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8 EMILIO GENTILE
per l'insufficienza palese dei mezzi in relazione alla politica aggressiva del go-
verno e per il trattamento sfavorevole riservato ai suoi quadri rispetto a quelli del-
la milizia." Quasi altrettanto concordi gli esponenti delle Forze armate furono
nell'additare come massimo responsabile dell'impreparazione militare - e di tut-
to quello che ne era seguito, fino al disfacimento della nazione - il duce del fa-
scismo, colpevole di aver portato l'Italia nella seconda guerra mondiale, contro il
parere dei generali e la volontà della nazione.
Questa interpretazione, fatta propria dalla storiografia militare nei -primi an-
ni dopo la fine della guerra, conteneva certamente una parte di verità, ma ri-
spondeva anche ad un'esigenza apologetica, che tendeva a sollevare le Forze armate
dalla responsabilità della guerra e della sua condotta, e a sminuire, se non pro-
prio a negare, il loro coinvolgimento nel sistema politico creato dal fascismo e
dal suo duce, sostenendo che per tutto il periodo del regime, le Forze armate sa-
rebbero rimaste sostanzialmente coerenti con la loro tradizione di istituzione del-
la nazione estranea alla politica. Nel fascismo, secondo questa tesi, i militari
continuarono ad essere fedeli unicamente al re e "al concetto di servire il paese
all'infuori di qualsiasi partito", come scriveva il generale Mario Roatta nel libro
Otto milioni di baionette, pubblicato nel 1946. "In conseguenza - egli aggiunge-
va - , a parte alcuni rarissimi esaltati, l'esercito non ha mai fatto causa comune
con il fascismo, e si è limitato a considerarlo - inizialmente - con simpatia", ma
quando si accorse "che l'abito militare indossato dal regime non era che un or-
pello teatrale ... ed ha constatato che il fascismo adottava organismi e procedi-
menti che, anziché esaltarlo, lo ferivano .. .la sua simpatia per il regime si attenuò,
ed infine svanì", anche se continuò ad obbedire, perché "regime e governo si
identificavano, ed al di sopra di essi c'era il paese".
Veniva così abbozzata quella che potremmo chiamare, semplificando, la tesi
del "compromesso", utilizzata come chiave interpretativa per spiegare il rappor-
to fra Forze armate e fascismo. Questa tesi è stata avanzata da molti esponenti
militari, come del resto fecero altri esponenti importanti delle istituzioni tradi-
zionali dello Stato monarchico durante il fascismo, per sostenere la loro sostan-
ziale estraneità nei confronti del fascismo, al quale avrebbero aderito soltanto
esteriormente, continuando ad operare in concreto come servi tori dello Stato e
della nazione esercitando un costante freno nei confronti delle pretese totalitarie
del partito fascista e del suo duce.
Con una valutazione molto diversa, se non del tutto opposta, circa la re-
sponsabilità delle Forze armate nei confronti del fascismo, della guerra e della di-
sfatta, la tesi del "compromesso" è stata sostenuta, nell'ambito della storiografia,
dagli studiosi che negano la natura totalitaria del fascismo. Essi sostengono, in-
fatti, che i rapporti fra fascismo e Forze armate si fondarono su un compromes-
so, che assicurò alle Forze armate, rimaste fedeli alla monarchia, una sostanziale