Page 29 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1915-1943) - Atti 22-24 ottobre 2003
P. 29

NAZIONE E FORZE ARMATE:  DALLA VITTORIA ALLA DISFATTA                   7


        forte  intensità  emotiva  la  tragedia  vissuta  dagli  italiani  dopo  1'8  settembre,  e
        riassume in  modo appropriato la  percezione che molti  italiani,  compresi i mili-
        tari,  ebbero  degli  avvenimenti  di  quel  periodo.  Un  giovane studente,  che  visse
        quelle giornate viaggiando in treno, col  padre ufficiale  dell'esercito, dal Veneto
        verso la capitale, ha lasciato una drammatica testimonianza: "Lo sfacelo dell'eser-
        cito,  il  dissolvimento  dello  Stato Maggiore,  la  fuga  del  Re,  le  notizie  contrad-
        dittorie  che  arrivavano  in  quelle  lunghe  giornate  di  treno,  e  soprattutto  quei
        soldati  che  cambiavano  d'abiti  in  piena  stazione,  e  gettavano  via  dai  finestrini
        tutto  ciò  che  avevano  addosso  di  militare - berretti,  fasce,  scarponi,  bombe  a
        mano,  anche  - e  davano  così,  scamiciati,  disordinati,  l'assalto  ai  treni,  con  un
        solo  desiderio,  di  essere  a  casa  presto."  E  il  giovane  studente,  che  era Vittorio
        Bachelet, intuì che non si  trattava soltanto della disfatta di  un esercito, "che pu-
        re  aveva saputo battersi con onore", ma era "il crollo di una impalcatura gigan-
        tesca  che  si  disfaceva,  così  come  pochi  mesi  prima  si  era  disfatta,  per  crollo
        interno, l'impalcatura del  regime.  Ripensandoci,  dopo,  mi  è parso di  aver com-
        preso che  allora  io  avevo  sentito,  in  modo vago,  che  non era solo,  quella,  una
        guerra perduta; erano un cumulo di  tradizioni, nobili e no, che, già in  via di su-
        peramento, erano state dal  regime fascista  rigonfiate e fatte  marciare con il  pas-
        so  delle  quadrate legioni,  ma  che  ora  cadevano,  come  le  foglie  che  un  giorno
        furono verdi,  ma poi  divengono gialle  e tristi".
           Il  disfacimento  delle  Forze  armate  fu  immediatamente  percepito  come  la
        prova più  evidente  del  disfacimento  dello  Stato  nazionale,  non  solo  dalla po-
        polazione,  ma  dagli  stessi  esponenti  militari,  che  si  sentirono  subito  investiti
        dall'  accusa  di  essere  stati  fra  i  principali  responsabili  della  disfatta  militare e
        della  catastrofe  dello  Stato  nazionale.  La  memorialistica  militare,  pur  respin-
        gendo le  accuse,  fu  concorde  nel  confermare  l'identificazione  del  disfacimen-
        to  dell'esercito  con  il  disfacimento  dello  Stato  nazionale,  ma  fu  altrettanto
        conçorde nel  ritenere  che  l'uno e  l'altro  disfacimento  non furono  che  la  con-
        seguenza dello sfasciume della nazione, provocato dagli effetti della politica to-
        talitaria  fascista.  "L'8  settembre  - il  generale  Quirino  Armellini  nel  libro  La
        crisi  dell'esercito  pubblicato  nel  1945  - non  era  solo  l'Esercito  italiano  che
        crollava  ...  era  l'intera  Nazione.  Il  crollo  dell'Esercito,  che  della  Nazione  è
        sempre stato la  più genuina espressione ...  non è  stato che la  più appariscente,
        persuasiva e  dolorosa manifestazione e  la  materiale riprova che tutta la  Nazio-
        ne  si  era  sfasciata".  Per  quanto  riguardava  invece  le  responsabilità  specifiche
        delle  Forze  armate  nella  disfatta  militare,  che  fu  preludio  al  crollo dello  Stato
        nazionale,  egualmente concorde fu  la  spiegazione che  ne  diedero gli  esponenti
        delle  Forze  armate,  riconoscendo  che  l'esercito  italiano  fu  il più  impreparato
        degli eserciti che  parteciparono alla  seconda guerra mondiale.  "L'Esercito - af-
        fermava  il  generale Carlo Favagrossa nel  libro Perché perdemmo la guerra,  pub-
        blicato nel  1946 - era male armato, peggio equipaggiato, moralmente sfiduciato
   24   25   26   27   28   29   30   31   32   33   34