Page 23 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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LE FORZE ARMATE ITALIANE DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA FREDDA ..
26.000 nelle unità operanti sul fronte, 70.000 tra i partigiani del Corpo Volonta-
ri della Libertà e dei partigiani all'estero (tra cui una maggioranza di membri del-
le Forze Al'mate); altri 80.000 circa morti di fame e di stenti nei campi di inter-
namento e in quelli di sterminio piuttosto che piegarsi alle intimazioni del nemi-
co. Se si pensa che le truppe del Commonwealth britannico ebbero nella campa-
gna d'Italia 45.000 caduti e gli americani ne ebbero 350400, cioè in totale 800400,
risulta che il sacrificio di sangue italiano fu maggiore per lo meno del doppio.
Così le Forze Armate italiane potevano uscire con orgoglio dalla terribile espe-
rienza della Guerra di Liberazione; il loro contributo era stato tale da poter ben ri-
muovere in via definitiva quella che era stata - ingiustamente - chiamata l'onta
dell'8 settembre e prepararsi a servire nuovamente la Patria con spirito rinnovato.
In sostanza, malgrado il fatto incontrovertibile che senza l'apporto delle Armate al-
leate l'Italia non sarebbe mai stata liberata né mai si sarebbero potuti cacciare gli
invasori nazisti, ha una sua giustificazione il titolo che l'editore Darsena volle da-
re nel dicembre 1945 al numero 16 della rivista Mercurio: ''Anche l'Italia ha vin-
to" (8). L'Italia, le sue Forze Armate rinate a nuova vita, i suoi combattenti, i suoi
Martiri avevano acquisito il diritto di levare nuovamente "in alto la bandiera", co-
me volle intitolare una sua storia del Regio Esercito un nostro generale (9); ed era
essa, in quell'alba di libertà della primavera ciel '45 che chi l'ha vissuta non potrà
mai dimenticare, una bandiera limpida e pura, riabilitata dal sangue dei Caduti e
dei Martiri, degna di sventolare accanto a quelle vittoriose dei popoli liberi.
Pochi però di coloro che in quei giorni indossavano l'uniforme avrebbero so-
spettato che le maggiori difficoltà per le nostre Forze Armate stavano loro di fron-
te, non alle spalle; che vincere la guerra non significava vincere la pace. La lotta po-
litica che inevitabilmente si scatenò all'indomani del 2 maggio 1945 non tardò ad
investire tutte le istituzioni militari, considerate erroneamente dalla maggioranza dei
partiti politici come un baluardo della Monarchia la quale stava per presentarsi al
giudizio popolare del referendum. Già il 31 maggio 1945, con Decreto luogotenen-
ziale, i poteri dci capo di Stato Maggiore generale furono limitati alla funzione di
consulenza del Primo ministro mentre gli venne tolta l'autorità di comando sui capi
delle tre Forze Armate. Le conseguenze furono, alla distanza, disastrose. A parte l'ac-
crescimento delle rivalità di tipo corporativo tra queste ultime, si dette un duro col-
po alla formulazione di una politica militare dell'Italia, alla evoluzione ed allo svi-
luppo di una dottrina militare rinnovata ed a quello sviluppo di una cooperazione
interforze che era chiaramente l'obiettivo dell'immediato futuro (10).
(8) Mercurio - Mensile di politica, arte, scienze diretto da Alba De Céspedes, Editore
Gianni Darsena, N° 16, Milano, Dicembre 1945.
(9) Oreste Bovio, In alto la bandiera - Storia del Regio Esercito, Foggia, Bastogi, 1999.
(lO) O. Bovio, op. cit., p. 228.