Page 25 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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        LE  FORZE  ARMATE  ITALIANE  DALLA  GUERRA  DI  LIBERAZIONE  ALLA  GUERRA  FREDDA


        generale Raffaele Cadorna ed ai  suoi collaboratori di avere operato con fede, con
        razionalità, con lungimiranza e di  aver posto le  fondamenta di  un esercito nuovo,
        senza rinnegare un passato non sempre felice  ma certamente onorevole" (13).
           Nello stesso periodo la Marina e  l'Aeronautica avevano superato forse  in  ma-
        niera più agevole (data la relativa limitatezza dei  loro organici) la fase di transizio-
        ne dalla guerra alla  pace:  il  Trattato però avrebbe imposto alle  nostre forze  navali
        una serie di  crudeli mutilazioni con la  cessione  di  alcune tra più prestigiose unità
        a paesi ex  nemici, l'Unione Sovietica in  testa (14).
           Il Trattato di pace del 10 febbraio 1947 infatti, pur avendo aspetti estremamen-
        te positivi  (l'Italia conservava la propria unità nazionale; veniva posto un freno ri-
        soluto alle rivendicazioni più esorbitanti da parte di  paesi come la Francia o la Ju-
        goslavia), peggiorava ulteriormente le condizioni  delle nostre Forze Armate e del-
         la nostra politica di  difesa:  basti ricordare la clausola che imponeva la smilital'Ìzza-
         zione totale di una fascia  di  20 chilometri entro i nostri confini. L'Esercito veniva
         ridotto pressoché allivello delle forze di polizia; la Marina si trovò costretta a con-
         segnare ad  alcuni  dei  vincitori  parecchie sue  unità,  a  demolirne  altre ed a  rasse-
        gnarsi  al  divieto  di  costruire navi  da battaglia,  sommergibili, portaerei, motosilu-
         ranti e mezzi d'assalto (15); l'Aeronautica fu autorizzata a mantenere non più di 200
         aerei da caccia e da ricognizione e nessun bombardiere (16).
           Tutto questo avveniva come se l'orizzonte internazionale fosse ormai del tutto cal-
         mo,  non ci  fossero  nubi né,  meno che mai,  pericoli  in  prospettiva e l'unico proble-
         ma fosse  di  imbrigliare l'Italia per impedirne le ormai defunte velleità aggressive (le
         quali, per la verità, veramente minacciose o preoccupanti non erano mai state, nem-
         meno ai  tempi ormai passati in cui il  "regime" allora al potere cercava di fare la vo-
         ce grossa).  Buon per noi che il  risoluto intervento degli Stati Uniti  (e,  almeno in un
         caso, personalmente del  presidente Truman)  (17)  valse a bloccare e rendere nulle sia
         le  mire jugoslave su Trieste che quelle francesi sulla Valle d'Aosta e la Valle  di Susa.


           (13)  O.  Bovio, op.  cit., p.  237.
           (14)  Giova  ricordare che, tra le  potenze  vincitrici,  i soli a non  infierire sull'Italia furono
         gli  Stati  Uniti  i quali,  anzi,  rinunciarono ad  ogni  e qualsiasi  indennità di  guerra da  parte del
         nostro Paese.
           (15)  Mario Buracchia, "La Marina e la  ripresa", in:  Commissione Italiana di Storia Militare,
         L'Italia  del  Dopoguerra - LItalia  nel nuovo quadro  internazionale - La  ripresa  (1947-1956),
         Roma,  2000, p.  25.
           (16)  Vincenzo Spina,  "~Aeronautica e la ripresa", in:  LItalia del Dopoguerra, cit., p.  30.
           (17)  David McCullough, Truman,  Ncw York, Simon &  Schuster,  1992, p. 422 sg.
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