Page 28 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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-                                                           RAIMONDO  LURAGHI






            del  1949 alla stipulazione del Trattato Nord - Atlantico (28).  In  realtà il  problema
            dell'Italia aveva sempre occupato un  posto primario del  pensiero strategico degli
            Alleati occidentali, in primo luogo gli Stati Uniti, i quali" ... percepivano Il Partito
            comunista italiano come intento a condurre l'Italia nel  blocco sovietico"  per cui
            "essi si preoccuparono seriamente circa la perdita di quella nazione cosÌ importan-
            te dal punto di  vista strategico ... in seguito a che l'Italia divenne il primo compo-
            nente Mediterraneo dell'Alleanza Nord Atlantica" (29).   .
               Era chiaro che, in tale situazione, l'Italia doveva por mano con sollecitudine al-
            l'adeguamento  delle  sue  Forze  Armate alle  nuove  necessità  strategiche.  Ciò  non
            poteva avvenire se  non con l'aiuto del maggiore alleato, vale a dire gli Stati Uniti.
            Già  nel  biennio  1950 - 51  le spese per la  Difesa furono  più  che triplicate:  sforzo
            notevolissimo, per un paese ancora preso dalla ricostruzione postbellica. Il  Consi-
            glio Atlantico fissò  in  dodici Divisioni il  contingente italiano; l'industria automo-
            bilistica fu  mobilitata per la produzione di  un numero adeguato di automezzi mi-
            litari (30).  La Marina sviluppò il proprio potenziamento in conformità allo "Studio"
            del  novembre  1949:  non va sottaciuto l'aiuto materiale ricevuto dagli Stati Uniti,
            i quali cedettero diverse unità minori, tra cui  due sommergibili (31).  L'Aeronautica
            poté pure godere di assegnazioni di velivoli e di apparati elettronici da parte degli
            Alleati:  nel 1950 giunse all'Arma aerea italiana il primo turboreattore Vampire (32).
               Cominciò cosÌ il lungo periodo di quella che fu chiamata la "guerra fredda", la
            quale, probabilmente, non degenerò mai in "guerra calda" proprio per l'esistenza
            di  quello "equilibrio del  terrore" cui  aveva accennato Sir Winston Churchill (33).
            Durante  esso  le  Forze  Armate  italiane  andarono  pressoché  senza  interruzione
            rafforzandosi  e  modernizzandosi  (34),  cosÌ  da essere  pronte  a  reagire  a  qualsiasi


               (28)  NATO after Thirty Years, a cura eli  Lawrence S.  Kaplan e Robert W. Clawson, Wilimington,
            Delaware, SRI,  1981, p. 60.
               (29)  E.  Timothy Smith, "US Security anel  Italy: The Extension of NATO to the Mediter-
            ranean, 1945 - 49", in:  NATO and the Mediterranean, a cura di  Lawrence S.  Kaplan, Robert
            W.  Clawson e Raimondo Luraghi, Wilmington,  Delaware, SRI,  1985, p.  137 sg.
               (30)  Enrico  Pino, "L'Esercito e  la  ripresa",  in:  Commissione  Italiana di  Storia Militare,
            I.:lta/ia del Dopoguerra,  Roma, 2000, p.  15  sg.
               (31)  Ibid.,  p.  23  sg., Mario Buracchia, "La Marina e la ripresa".
               (32)  Ibid.,  p.  29 sg., Vincenzo Spina, "L'Aeronautica e la ripresa".
               (33)  Daviel  Holloway, Stalin and the Bomb, New Haven, Conn., Yale  U.  Press,  1994, sp.
            p. 224 sg.j Vladislav Zubok e Constanti ne Pleshakov, Inside the Kremlin's Cold War {rom Sta-
            /in  to Khrushchev,  Cambridge, Mass.,  I-Iarvard  U.  Press,  1996, sp.  p.  338 sg.
               (34)  Raimondo  Luraghi,  "The Italian  Role  in  NATO,"  in:  NATO  and the Mediterranean,
            cit., p.  157 sg.
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