Page 241 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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         NOTE  SUI  BILANCI  MILITARI  DELLA  REPUBBLICA.  UNA  FONTE  TRASCURATA


         bilanci,  redatti  secondo  logiche  che  sembravano  studiate  apposta  per  limitare  il
         controllo civile e politico sui  militari, sostanzialmente vanificò  quel controllo, ri-
         ducendolo  alla  pura  determinazione  dell'altezza  quantitativa  delle  spese  militari
         globali e ostacolando una verifica interna.

             Solo in alcuni casi tale verifica è stata resa possibile e imposta dal Parlamento
         e dal Governo alla Guerra. Ma si  è trattato di eccezioni, vissute come traumatiche
         sia dai militari sia dai politici. Il caso della Commissione d'Inchiesta del 1906-1907
         ne è un esempio.
             La  compresenza  di  ambedue  le  facce  della  medaglia,  quella  quantitativa
         dell'altezza delle spese militari e quella qualitativa della sostanziale impossibi-
         lità di controllare i militari da parte dei civili e dei politici, ha fatto parlare al-
         cuni studiosi di storia delle istituzioni di  radicale alterità delle due amministra-
         zioni,  quella civile e quella militare.  Anche  dopo l'Unità e quindi anche dopo
         il compimento del sistema statutario, l'amministrazione militare italiana è par-
         sa  riottosa ad  accettare  controlli  politici  e  civili,  in  ultima analisi  sembrando
         voler  continuare  a  considerare  i confini  del  proprio  potere  da  un'ottica  pre-
         statutaria,  cioè  determinati  dall'alto  (dalla  Monarchia)  e  non  dal  basso  (dal
         Paese,  dalle  sue  rappresentanze,  dal  Parlamento).  Per  tali  ragioni  Marco Me-
         riggi,  in uno studio rimasto  importante, ha  parlato di  "alterità" concettuale e
         radicale dell'amministrazione militare rispetto a quella civile.
             La scelta "costituente" della Destra storica di concedere ai militari alti bilan-
         ci e di non sottoporli a stringenti controlli non fu sostanzialmente modificata nel
         corso dei decenni.  La Sinistra storica, il  trasformismo,  Crispi, la crisi  di  fine se-
         colo,  il  giolittismo  lasciarono inalterata la struttura della bilancia reciproca dei
         poteri fra militari e civili. Modificazioni, semmai, si verificarono all'interno del-
         la struttura militare:  l'emergenza e il  riconoscimento dei  poteri del capo di  Sta-
         to Maggiore ridussero i poteri del  ministro. Ma se questa era una tendenza sto-
         rica internazionale, cui anzi l'Italia liberale aderì  più tardi che altri paesi, speci-
         ficamente  nazionale  rimase  l'incontrollabilità  dei  bilanci  militari  da  parte del
         Parlamento.  Del  proprio ci  mise anche la classe dirigente liberale, che raramen-
         te mostrò interesse a sviluppare competenze specifiche nei temi della politica mi-
         litare.  Anche  se  tale  disinteresse  può  essere  facilmente  messo  in  collegamento
         con quella struttura dei rapporti fra  civili e militari dovuta a quella passata scel-
         ta costituente, ciò non assolve la classe dirigente dell'Italia liberale per non aver
         almeno cercato - al  pari delle omologhe classi  dirigenti di altre potenze europee
         - di  controllare maggiormente i propri militari.

             La  scelta dell'Italia liberale venne sostanzialmente riconfermata dal  regime
         fascista.  In  barba ad ogni  tendenza  "totalitaria",  e per  quanto si  sforzassero  di
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