Page 246 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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-                                                             NICOLA  LA  BANCA





                La  parte discorsiva delle relazioni si  intratteneva sui  problemi  maggiori  o  sulle
           irregolarità più diffuse  o costanti.  Per  quanto concerne i ministeri militari, sin  dalle
            primissime relazioni, "irregolarità di vario genere" - si osservò - erano state compiu-
           te:  ma si  tese a spiegarle e a giustificarle con lo stato di  guerra. Giustificate o meno
           che fossero,  è interessante andare a vedere la tipologia di tali irregolarità.
                Una parte notevole degli atti posti sotto inchiesta da parte della Corte era le-
           gata all'attività  per contratti e  forniture.  Stipulazioni  di  contratti quando la pre-
           stazione era già adempiuta, frazionamenti artificiosi di forniture, revisioni di  prez-
            zi su contratti a  favore  di  terzi, scarsa cura nel rilascio delle quietanze erano alcu-
            ne  delle  indicazioni  che  la  Corte  dava  e  che  suggerivano  tutte  l'immagine  di
            un'amministrazione militare quanto meno piuttosto rilassata nel suo contatto eco-
            nomico con la società e nel gestire le risorse pubbliche. Si trattava di pratiche, os-
            servava  la  Corte, che  "apr[ivano]  l'adito a  possibili  abusi  ancora più gravi".  Cu-
            riose e sospette situazioni si  creavano all'incrocio fra  militari agenti per conto del-
            la  Difesa e interessi privati, come nel  caso in  cui si  era indotto l'amministrazione
            a concessioni a  favore di  terzi  quando era "ormai giunto il  momento di  applicare
            invece le  multe dovute a sanzione del  ritardo".
                Di  più.  Quando la  Corte faceva  rilevare ai  ministeri  militari le  infrazioni alle
            norme  contabili  e  d'amministrazione,  quelli  spesso  rispondevano  giustificandosi
            adducendo technicalities.  Ciò metteva in  difficoltà l'organo di  controllo, che non
            poteva scendere su quel piano e che rimaneva sospettoso dei comportamenti mili-
            tari.  Avveniva  una  volta  con  la  Marina,  ma  l'episodio  specifico  era  portato  ad
            esempio  di  un  andazzo  più  generale,  per  cui  la  Corte  espresse  pubblicamente  il
            proprio disappunto scrivendo nella relazione di non vedere di buon occhio che "il
            ministero della Marina continuasse e continui nel sistema suddetto adducendo dif-
            ferenze tecniche apparentemente minime che la Corte non può discutere". In ogni
            "questione dibattuta" la  Corte, si  specificava,  era spinta solo dai  suoi  istituzionali
            "fini della salvaguardia dell'Erario".
                Tali  o analoghi rilievi erano a parere della Corte rilevanti perché non si  trat-
            tava solo di  questa o quella vicenda,  di  questo o quell'ufficiale, di  questa concus-
            sione o quella corruzione, né di un più o meno naturale tentativo dell'amministra-
            zione controllata di sfuggire all'amministrazione controllante. Il problema era più
            profondo. L'organo di  controllo infatti prendeva lo spunto da casi singoli per rim-
            proverare all'amministrazione il  mancato rispetto della norma più generale rego-
            lante l'attività contrattuale della pubblica amministrazione: norma che invece i mi-
            litari, adducendo mal precisate esigenze militari (o addirittura di guerra), tendeva-
            no ad  aggirare,  sabotare, ignorare.  Ma la  Corte "non poteva ammettere la  siste-
            matica  inosservanza  di  quella  [norma]  esistente  e  del  generale  incontrovertibile
            principio da cui essa derivava".
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