Page 248 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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- NICOLA LA BANCA
Pur presentandoli in maniera così cauta, però, la Corte andava ora ponendo
alle amministrazioni militari alcuni rilievi di fondo che sarebbero stati ripetuti in-
numerevoli volte negli anni successivi. Ad esempio nella relazione relativa all'an-
no finanziario 1955-1956, quindi a dieci anni dalla fine del conflitto, la Corte sol-
levava il problema dei fondi extrabilancio che l'amministrazione della Difesa ave-
va posto in essere. Analogamente la Corte rilevava il troppo frequente ricorso da
parte dell'amministrazione militare alla procedura dei lavori in economia, ciò in
deroga alle norme che prevedevano la possibilità per le amministrazioni di affida-
re lavori in tal senso solo se in presenza di effettivi motivi di urgenza. La Corte era
colpita negativamente inoltre dal fatto che, a distanza ormai di diversi anni dal-
l'unificazione dei tre Ministeri dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica nel-
l'unico Ministero della Difesa, ancora sussistessero non solo uffici ma prassi, rego-
lamenti e norme in palese violazione dello spirito interforze che avrebbe dovuto
avere ormai il tempo di prevalere.
Le relazioni non perdevano di vista alcuni dei caratteri salienti della politica e
dell'economia militare di quegli anni. La firma della Nato e gli aiuti militari ave-
vano indotto l'amministrazione della Difesa a interagire con soggetti, economici e
istituzionali, esteri. Si trattava di rilevanti novità. Sia pure assai cautamente ed os-
sequiosamente, la Corte osservava che la normativa italiana non era attrezzata né
adatta a tali novità, che finivano quindi per svolgersi senza appropriate coperture
normative e legislative. Sia pur sprofondato in relazioni dall'apparenza tecnica e
contabile, si trattava di un principio politicamente assai forte se solo qualcuno
avesse voluto e saputo raccoglierlo, in Parlamento e nell'opinione pubblica.
Non solo negli intercorsi coperti dal segreto militare degli accordi internazio-
nali, però, la Corte scopriva la continuata inclinazione all'autonomia da parte del-
l'amministrazione militare e la sua insofferenza per controlli e verifiche. Le rela-
zioni mettevano in evidenza la continuata prassi di innovare istituzioni e organiz-
zazioni interne al mondo militare non con le necessarie vie legislative ma per le più
brevi vie regolamentari: bastava così una semplice circolare ministeriale, cel1sura-
va la Corte, per innovare in campi quali la rendicontazione delle spese o la tenuta
dei conti, che invece avrebbero richiesta ben altra fonte di formalizzazione.
In altri casi, la Corte si trovava costretta a censurare situazioni di palese in-
differenza della Difesa ad alcune delle più palesi norme amministrative: talora
anche in maniere francamente ingenue. Quali mai avrebbero potuto essere le
motivazioni "tecniche" e militari, ad esempio, per i lavori in economia voluti
dalla Marina a Taranto, Bari e a Cortina d'Ampezzo? In particolare, quali mai
non precisate ragioni di segretezza potevano aver portato l'amministrazione del-
la Marina a dover costruire edifici a Cortina d'Ampezzo? Tali infrazioni e vulnus

