Page 35 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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LA  cInA  DI  BOLOGNA  E  LE  FORZE  ARMATE

             Inoltre, le stragi compiute dai soldati tedeschi (che fossero reparti di SS  fa  po-
         ca differenza), ed in particolare quella di  Marzabotto, hanno portato come un'om-
         bra nell'animo di  larghi strati della popolazione nei confronti di  quelli che indos-
         sano un'uniforme militare, e questo stato d'animo è stato sapientemente utilizzato
         da chi era interessato ad esaltare al massimo i valori della "resistenza" ed a  ridur-
         re  al  minimo il  contributo dei  militari con le  stellette nella liberazione dell'Italia e
         nella riconquista della libertà.
             Come  conseguenza,  una  situazione  che  forse  in  questa  terra  si  è  resa  più
         evidente che altrove:
             da una parte il  rispetto per gli appartenenti alle Forze Armate che si è sostan-
             ziato  anche  con  diverse  iniziative  a  favore  dei  militari  di  leva,  riconosciuti
             giustamente  figli  del  popolo;
             dall'altra  rispetto  ma  distacco,  verso  l'Istituzione  Militare  ed  i  suoi  massimi
             rappresentanti, nei  confronti dei  quali veniva messo in atto un riconoscimen-
             to formale,  a volte un  palese atteggiamento di  condiscendenza, ma non certo
             un'adesione sentita e  spontanea.
             Nell'immediato dopoguerra, la ricostituzione delle Forze Armate nazionali ve-
         de nell'Emilia Romagna cd  in  particolare in  Bologna, un  notevole spiegamento di
         enti e di  reparti, specie dell'Esercito, perché la Marina non dispone di porti in que-
         sta regione e  l'Aeronautica è concentrata soprattutto nell'area di  Rimini ed alcune
         basi  minori.
             I  reparti  e  le unità di  terra,  infatti, iniziano a  riprendere vita e, nel  fervore
         della ricostituzione, conducono un'esistenza  propria.
             Si  procede ad una presa di  coscienza di esperienze vissute, spesso tragiche ma
         anche ad un'apertura verso cambiamenti che derivano da una nuova realtà.
             L'ambiente  esterno,  tuttavia,  non  è  dei  più  sereni.  I  rivolgimenti  politici del
         dopoguerra trovano nella regione terreno fertile  per scontri e manifestazioni.
             Pur senza accennare a  quanto riportato da  Giampaolo Pansa nel suo libro
         "Il sangue dei  vinti", relativo a queste contrade, un episodio può dare l'idea di
         come, qui,  la  lotta politica veniva vissuta e  quale  ne  fosse  la  determinazione.
             A seguito dell'abbandono dell'lstria e della  Dalmazia, occupate dalle forze di
         Tito,  (il  Trattato di  Parigi  del  lO  febbraio  1947, assegnò ufficialmente alla Jugo-
         slavia  le  province di  Pola,  Fiume,  Zara e  parte  dei  territori  di  Trieste e  Gorizia)
         350.000 italiani lasciarono case e  terre.
             Una parte dei profughi italiani sbarcati ad Ancona furono caricati su treni spe-
         ciali ed avviati  inizialmente ad un centro di  raccolta nei  pressi di Livorno. Alla sta-
         zione di  Bologna, organizzazioni umanitarie (Pontificia Commissione di Assistenza)
         e della Croce Rossa, avevano predisposto lungo le  banchine dei posti di ristoro con
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