Page 40 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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noi lo affermiamo con loro. Quando essi si impegnano a «combattere un giorno
con le armi in pugno contro lo Stato fino alla liberazione dai padroni e dallo
sfruttamento» noi ci impegniamo con loro".
Tra i cinquanta sottoscrittori , tanto per ricordare qualche nome: Umberto
Eco, Lucio Colletti, Tinto Brass, Paolo Mieli, Cesare Zavattini .
Era la prima avvisaglia della "propaganda armata" che porterà poi all'assassi-
nio del Commissario Calabresi (17 maggio 1972), ai sequestri politici e poi alle
Brigate Rosse.
Si era arrivati a sostenere che non il partito armato facesse paura, ma le forze
dell'ordine annate, delle quali si chiedeva a gran voce il disarmo nei cortei e nelle
manifestazioni.
Anche nel Governo si minimizzava la minaccia delle Brigate Rosse definite
spesso "fantomatiche", mentre solo pochi audaci arrivarono a parlare di "opposti
estremismi" .
Bologna non visse, inizialmente, episodi di particolare rilevanza.
Certo nelle caserme si ebbero volantinaggi e qualche "rifiuto rancio".
Ma nessun militare in divisa e mascherato partecipò alle sempre più frequen-
ti manifestazioni, in particolare contro gli Stati Uniti per il Vietnam, poi dopo il
1973 anche contro il Cile di Pinochet.
In questi primi anni '70, ad una parte dell'opposizione, le frange estremiste
fanno comodo perché sono attive, rumorose e riempiono i cortei. Ma poi le co-
se si complicano. Le Brigate Rosse, con le loro azioni rivendicano palesemente
la decisione di muovere guerra totale allo Stato.
Nascono i N.A.P. (Nuclei Armati Proletari), Prima Linea, il Movimento
Studentesco e quindi Autonomia Operaia.
I cortei sono ormai reparti d'armati che reagiscono agli interventi delle forze
dell'ordine, sparando e uccidendo.
Nel 1973, tuttavia, Bologna celebra il 30° Anniversario della Resistenza e
della Guerra di Liberazione, ospitando il Raduno Nazionale dell'Associazione
Reduci e Famiglie dei Caduti della Divisione "Acqui".
Il sindaco Renato Zangheri, nel suo indirizzo di saluto ricorda la Divisione
"eroica", che con la sua azione e col sacrificio della maggior parte dei suoi com-
ponenti, ha aperto la strada alla lotta di liberazione nazionale, ed afferma che "la
lezione da trasmettere intatta alle nuove generazioni" deriva dagli insegnamenti
"dei combattenti di Ccfalonia e Corfù: l'amore di Patria oltre ogni sacrificio, la
fedeltà alle istituzioni legittime, la dedizione al dovere. Su questa solida base, di-
ce, si è costituita una comprensione, una solidarietà profonda fra le Forze Armate
risorte ed il popolo".