Page 44 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
P. 44

~~9!v..
           fM~Ml.L _________________________ A_N_NA_MA_R_IA_I_SI_\S_TI_A

                Nel corso della prima guerra mondiale il  Comando Supremo finì  con l'assimi-
           lare,  di  fatto,  i  prigionieri  ai  disertori.  I?opinione  pubblica  li  considerò  peccatori
           contro la patria e D'Annunzio li  bollò come "imboscati d'Oltralpe" (2).  eesperienza
            di  600.000 soldati  italiani  tra i quali ci  furono  100.000 morti fu  - di  conseguenza
           - prima taciuta,  poi  rapidamente rimossa dalla memoria collettiva.
                Nel  corso  della  seconda  guerra  mondiale  gli  italiani  finirono  prigionieri  di
           tutti  i paesi  in  guerra,  in  tutte  le  regioni  del  mondo,  in  tutti i continenti, "divisi
            nelle grandi famiglie della cattività" come ha scritto - con una espressione molto
           suggestiva Nicola Labanca.
                Nell'agosto del  1943  Badoglio - pur di  non far  trapelare ai  tedeschi nulla sul-
            le trattative in  corso con gli  Alleati - considerò accettabile  la perdita di  mezzo mi-
            lione di uomini (3).  Sappiamo che furono in realtà 650.000 i soldati italiani presi pri-
            gionieri dai tedeschi dopo 1'8  settembre e trasferiti nei campi di concentramento in
            territorio germanico:  dalla Polonia all'Olanda.
                Ma Badoglio non si  preoccupò neanche degli  altri 650.000 italiani in  mano
            agli inglesi,  francesi  e americani. A fine  luglio 1943  il  generale Eisenhower  fece
            trasmettere per radio un messaggio nel quale si  assicurava che in cambio della li-
            bertà ai  prigionieri alleati  in  mano italiana "le centinaia di migliaia di  prigionie-
            ri  italiani  da  noi  catturati  in  Tunisia  e  in  Sicilia  ritorneranno alle  innumerevoli
            famiglie  italiane che li  aspettano" (4).
                Nulla di  ufficiale al  riguardo compare però nel testo dell'armistizio, mentre so-
            lo il  13  ottobre 1943  (lo stesso giorno della dichiarazione di  guerra alla Germania)
            Badoglio si  rivolse con un proclama agli  italiani prigionieri (5).
                Elena Aga Rossi (6)  documenta in  modo chiarissimo la colpevole inadeguatez-
            za dei  vertici  politici e  militari dell'epoca.  Il  venir meno delle  Forze Armate, che
            rappresentano  il  baluardo difensivo  della  nazione - e  simbolicamente assolvono
            ad un ruolo irrinunciabile -, determinò una reazione a catena che investi l'intera
            compagine sociale (7).


               (2)  Giovanna  Procacci,  Soldati  e  prigionieri  italiani  nella  Grande  Guerra,  Roma,  Editori
            Riuniti  1993  (Torino, Bollati Boringhicri, 20(0).
               (3)  Elcna Aga  Rossi,  Una  nazione allo sbando.  Larmistizio italiano del settembre  1943 e le
            sue conseguenze,  Bologna,  Il  Mulino, 2003, p. 83.
               (4)  Ivi, p.  89.
               (5)  Michclc  Tagliavini,  I l:rigionieri  di  guerra  italiani  nelle  carte  del  Public  Record  O((ice
            1943-45. Vita  e organizzazione dei campi.  Roma, ANRp,  1999, p. 59.
               (6)  Elcna Aga  Rossi,  Una  nazione allo sbando cito
               (7)  Lc  Forzc armate italianc che a maggio 1943 contavano più di 2  milioni  di  uomini, al-
            la  fine  dci  1943  erano ridottc a 420.000 di  cui solo 50.000 organizzati in  unità rapidamcnte
            impiegabili.
   39   40   41   42   43   44   45   46   47   48   49