Page 48 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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ANNA MARIA ISASTIA
certamente inciso la volontaria cooperazione dei suoi militari prigionieri: coopera-
zione che avrebbe avuto un peso maggiormente rilevante quando non era più nean-
che finalizzata alla vittoria sul comune nemico tedesco. "Un futuro atteggiamento
più benevolo degli Alleati verso l'Italia veniva dunque comprato usando i prigionie-
ri come merce di scambio" (18). Nel luglio 1945, un'inchiesta del comando genera-
le ISU rivelò però che il 70% dei 41.000 prigionieri a quel tempo ancora detenuti
negli Stati Uniti desideravano un rimpatrio immediato, nonostante un precedente
messaggio del presidente del Consiglio, Ferruccio l'arri, li avesse invitati a continua-
re la collaborazione. Il restante 30% si dichiarò disponibile a rimanere se avesse po-
tuto restare negli Stati Uniti per sempre, o se fosse potuto ritornarvi subito dopo il
rimpatrio(l9). Le autorità militari americane - a seguito dei risultati dell'inchiesta-
predisposero un piano di rimpatrio prima per i cooperatori (ISU); poi per i non
cooperatori. Di fatto a febbraio '1946 il rimpatrio era completato quasi del tutto.
Dai dati relativi al rimpatrio si può notare che, sebbene fosse volere degli
americani non avviare una riconsegna di massa dei prigionieri prima del 1946,
le sorti della guerra e la capitolazione giapponese nel settembre 1945 portarono
ad accelerare i piani previsti (20).
Il rientro in Italia fu comunque condizionato dall'esigenza di smobilitare le ar-
mate americane in Europa, i cui soldati vittoriosi avevano ovviamente la preceden-
za, e dalla necessità di fornire un sostentamento alimentare alle popolazioni del
vecchio continente ormai stremate da sei anni di guerra. I porti d'arrivo previsti
per le navi messe a disposizione dal governo americano furono Napoli e Livorno.
Il 30 giugno 1946 tutti i militari italiani prigionieri negli Stati Uniti avevano
fatto ritorno in patria, esclusi 360 uomini che erano stati trattenuti oltreoceano per
vari motivi (21).
I militari italiani prigionieri degli inglesi che si trovavano in Africa Orientale,
in India e soprattutto in Australia furono fra gli ultimi a tornare a casa per un
problema di trasporti che dipendevano completamente dagli Alleati (22).
(18) Ivi, p.130.
(19) Ivi, p. 132. Cfr. anche Coltrinari, Orlanducci, I prigionieri militari italiani degli Stati
Uniti, cit., p. 198.
(20) Conti, I prigionieri di guerra italialli, cit., p. 133. La tabella riportata è presente anche in
Coltrinari, Orlanducci, I prigùmieri militari italiani degli Stati Uniti, cit., p. 198.
(21) Coltrinari, Orlanclucci, I prigionieri militari italial1i degli Stati Uniti, cit., p. 201.
(22) Conti, I prigiol1ieri di guerra italialli CiL, p. 155. l'er un approfondimento dell'argomen-
to si può consultare la "Relazione sull'attività svolta per il rimpatrio dei prigionieri di guerra ed
internati 1944-1947" predisposta dall'Ufficio Autonomo reduci e pubblicata dall'Istituto Poli-
grafico dello Stato, Roma, 194 7.