Page 53 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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all'ordine sociale ed alla pace ricostruttiva per il giorno della liberazione. Sono
dei candidati agli estremismi neri e rossi, cui dal rancore dell'ingiustizia patita, e
talvolta, contro la loro stessa volontà, vengono fatalmente convertiti» (40).
Dagli articoli dei giornali dell'epoca appare chiaro che i reduci sembravano rien-
trare da un altro pianeta. In una Italia in cui la componente socialista e comunista
aveva acquistato largo seguito appariva incomprensibile il comportamento di reduci
dalla Russia che davano fuoco alle bandiere rosse e invitavano gli attivisti a buttare i
distintivi del Pci e del Psi oppure che attaccavano le sezioni di questi partiti (41).
Colpiva altrettanto l'atteggiamento di chi tornava dalla Jugoslavia inneggian-
do a Tito e a Stalin e dichiarando che nei campi di prigionia venivano distribuiti i
giornali italiani di orientamento comunista. Commissioni dell'Anpi trattavano con
Tito sul rientro dei prigionieri.
I reduci aggiungevano nuovo disagio in una situazione già molto difficile per-
ché risultavano essere troppo diversi tra loro; divisi tra combattenti e prigionieri
della guerra contro gli Alleati, partigiani, internati militari, deportati politici e raz-
ziali c, non ultimi, coloro che avevano aderito alla repubblica di Salò o addirittu-
ra erano entrati a far parte dell'esercito tedesco. Affrontare seriamente e con de-
terminazione tutte le proble1l1atiche legate al reinseri1l1ento c rispondere in manie-
ra efficace alle rivendicazioni provenienti da più parti significava dare vita ad una
complessa riflessione sul significato della partecipazione italiana al secondo con-
flitto mondiale, sulle modalità di tale intervento e sullo sfascio dell'8 settembre.
Una strada, questa, che certo avrebbe portato molto lontano in un momento in cui
lo scenario, anche internazionale, non favoriva e, di fatto, non rese possibile il
compimento di tale percorso.
Questa situazione finì per trascinarsi a lungo nel corso degli anni e alle ragio-
ni sopra appena accennate si aggiunse anche quella, certo non secondaria, legata
al dibattito ancora oggi assai vivace sulle ragioni dell'abbandono totale delle forze
armate da parte delle autorità governative.
Secondo Rochat i governi del dopoguerra decisero di accantonare il proble-
ma della prigionia perché ciò avrebbe comportato un riesame profondo delle
cause della guerra fascista, ma anche del fascismo stesso (42). Labanca aggiunge
(40) Arrigo Jacchia, Gli assenti, Il Messaggero, 7 marzo 1946.
(41) Il Messaggero, 2 e 3 aprile 1946.
(42) Nicola Labanca, Catahasi. Il ritorl/o degli Internati militari italiani, fra storia e memo-
ria, in La memoria del ritorno. Il rimpatrio degli lnte/'llati militari italiani (1945-46), a cura di
Nicola Labanca, Firenze, Giuntina, 2000, p. XX.