Page 351 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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LE  FORZE  ARMATE  E I NUOVI SCENARI  INTERNAZIONALI                 _
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            Il  crollo  definitivo  del  sistema  plurinazionale  sovietico  e  la  polverizzazione
        del  potere hanno aperto  numerose aree di crisi  in  tutto  l' "estero vicino" aggiun-
        gendosi e/o sovrapponendosi  a  quelle già esistenti,  come  il  conflitto israelo-pale-
        stinese. Nei conflitti entrano fattori etnico-religiosi che si  intrecciano con le tradi-
        zionali contrapposizioni politiche ed economiche.  Il  loro valore "assoluto" e l'ete-
        rogeneità dei  fini  sembra  rendere  impraticabile  la  ricerca di  soluzioni  diplomati-
        che.  In  questo senso la  fine dei sistemi "ideologici" e il  multipolarismo "imperfet-
        to" - pluralità di  soggetti  internazionali  (gli  Stati) di  pari valore giuridico ma una
        sola  e  unica  potenza  militare  (gli  Stati  Uniti  d'America)  - hanno  aperto scenari
        nuovi  che hanno costretto i governi e  le  diplomazie a  rimodulare la  politica este-
        ra con evidenti riflessi e conseguenze sulla politicà militare. Se il  criterio prevalen-
        te  durante la  guerra fredda  era stato quello della  difesa  e  clelia  sicurezza  rispetto
        al  blocco antagonista, con lo sviluppo di  grandi alleanze (NATO e Patto di  Varsa-
        via)  e la  sostanziale ol11ologazione dei sistemi  d'arma e addestrativi rispetto ad un
        possibile conflitto in  qualche modo prevedi bile e sostanzialmente tradizionale, la
        scomparsa di  uno dei  due soggetti e la  tipologia dei  nuovi conflitti ha imposto un
         ripensamento  generale  sia  in  termini  organizzativi  che  in  termini  economici.  La
        soluzione dei problemi organizzativi è stata relativamente più semplice per la con-
        tinuità  rappresentata  dal  sistema  NATO  all'interno  del  quale  gli  aderenti,  con
         l'esperien.za  maturata  nel  corso della guerra  fredda,  avevano sostanzialmente svi-
         luppato  una  dottrina,  strutture di  comando, addestramento  e  sistemi  d'arma  so-
        stanzialmente comuni  con  la  crea/.ione di  vere e  proprie élites  militari  (ufficiali  e
         soldati di  elevata specializzazione). Anche la  politica di  allargamento dell'alleanza
         ai  paesi ex socialisti dell'Europa orientale non ha incontrato eccessive difficoltà es-
         sendo  le  strutture  militari  "geneticamente" predisposte ad accettare alta tecnolo-
         gia  e  innovazioni  di  carattere  organizzativo (4).  Ovviamente  l'entusiasmo  con  il
         quale i paesi ex socialisti  hanno aderito alla NATO si  spiega non solo con la ritro-
         vata  libertà di  poter decidere del  proprio destino,  ma anche per la  garanzia di  si-
         curezza che l'alleanza rappresenta  rispetto alla  Russia con la  quale si  sono dovuti
         storicamente confrontare sia  in  epoca zarista che in  quella sovietica.
             La  fine  dci  bipolarismo  e  dell'egemonia  sovietica  ha  dunque  consentito  di
         realizzare in  Europa uno scenario non  immaginabile fino  agli  Ottanta del  XX se-
         colo  e  cioè  una sorta  di  "riunificazione" ciel  continente - a  quella  Europa,  cioè,


             (4)  Pur non volendo rispolverare le  polemiche degli  anni Settanta si  può concordare che
         il  militare può essere "conservatore" sul  piano degli  assetti  politici  ma difficilmente  potrà es-
         sere  "reazionario"  in  quanto  vive  la  "modernità"  intesa  come  avanzamento  tecllologico  con
         gli  inevitabili  riflessi  sugli  assetti  sociali  sempre  più  aperti e  mobili.
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