Page 131 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

            Corpo, si mosse finalmente da Caprera, pronto all’azione. “Era felice - ha scritto Al-
            fonso Scirocco, suo massimo biografo - Si avverava uno dei suoi sogni. La realtà lo
            deluse. L’ingrandimento del Corpo dei volontari non era stato fronteggiato con com-
            petenza. Le armi erano scadenti. E poi gli fu assegnato un campo d’azione marginale,
            il Trentino. Non furono presi in considerazione i suoi consigli sull’adozione di una
            strategia offensiva; tanto meno fu preso in considerazione un piano che prevedeva
            lo sbarco di agguerrite formazioni a Trieste o in Dalmazia per suscitare la rivolta dei
            popoli oppressi dalla monarchia asburga”.
               Ma gli ordini erano ordini e così Garibaldi si adattò alla poco gradevole situazio-
            ne. Fissò il suo quartier generale a Salò e, il 24 giugno, attaccò gli austriaci impadro-
            nendosi di Monte Suello e del ponte sul Caffaro. Purtroppo, per una sfortunata coin-
            cidenza, quello stesso giorno nell’infausta battaglia di Custoza gli austriaci ebbero la
            meglio sul grosso dell’Esercito italiano.
               La sconfitta ebbe un effetto destabilizzante sull’intera filiera di comando, con il
            risultato di aumentare disorientamento, incertezze, diffidenze e, soprattutto, accuse e
            polemiche. In un intricato groviglio di ordini e contrordini, l’armata di La Marmora
            ripiegava su Cremona e Piacenza; quella di Cialdini su Modena e Bologna. Anche
            a Garibaldi veniva dato l’ordine di ripiegare per coprire Brescia, a rischio di attacco
            nemico. Fortunatamente gli austriaci si fermarono sulle posizioni conquistate senza
            avanzare e così Garibaldi, dopo quattro giorni di sosta, il primo luglio decise di ri-
            prendere la marcia verso il Trentino, scontrandosi nuovamente con gli austriaci il 3
            luglio a Monte Suello.
               In quegli stessi giorni, nell’altro grande teatro di guerra, quello del Nord, il poten-
            te esercito prussiano, ben organizzato e, soprattutto altamente mobile, penetrava in
            Boemia e, a Sadowa, in una grande battaglia campale, sconfiggeva l’esercito asbur-
            gico, costringendo l’imperatore a chiedere l’armistizio.
               E mentre la flotta italiana veniva sconfitta dalla flotta asburgica nelle acque di Lis-
            sa, rimaneva solo Garibaldi a combattere sul fronte delle Alpi, ove il 21 luglio 1866
            ebbe luogo a Bezzecca, la sua più gloriosa battaglia di quella guerra sfortunata. Una
            battaglia dura e sanguinosa, trasformata da Garibaldi in una vittoria che gli apriva la
            strada per Trento.

               L’armistizio austro-prussiano lasciava di fatto isolata l’Italia, costretta anch’es-
            sa ad imboccare la via della tregua d’armi firmata poi a Cormons l’11 agosto. Due
            giorni prima, il 9 agosto, in vista dell’armistizio italo-austriaco La Marmora inviava
            a Garibaldi il dispaccio n.1073. “Ella disporrà – scriveva dunque La Marmora - che
            per le ore 4 di posdomani 11 agosto, le truppe da Lei dipendenti abbiano lasciato le
            frontiere del Tirolo”. Dispaccio cui Garibaldi rispose immediatamente con il suo fa-
            moso “Obbedisco”, destinato ad entrare anch’esso nella sfortunata storia della terza
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