Page 136 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            cinismo occorre sempre tener buon conto.
               È vero: Garibaldi fu utilizzato e molto, come immagine-icona, ma le sue qualità di
            soldato non sono discutibili e ne fanno in realtà un individuo “senza tempo”, cioè un
            archetipo umano a valore universale. Forse anche per questo resiste il suo mito nella
            storia e soprattutto nella mente di storici e cultori e semplici cittadini. Forse anche per
            questo, in tempi lontani, i bambini cantavano ancora una filastrocca su “Garibaldi fu
            ferito”, nella quale peraltro, dopo averla intonata con le vocali giuste, si esercitavano
            a cambiarle tutte... e sapevano chi era Garibaldi e dove fu ferito: la sua statua eque-
            stre in un bel parco romano, quello del Gianicolo, ha sempre sollecitato una curiosità
            reale e la voglia di ricordare nello spirito di una ritrovata libertà, soprattutto alla fine
            del secondo conflitto mondiale.
               Le esperienze lontano dall’Italia, in particolare in America del Sud, formarono
            Garibaldi come uomo e come soldato, iniziando a delinearne appunto una “immagi-
            ne”, che risultò molto interessante nella penisola italiana non ancora unita, ma così
            vivace di pensiero e di fermenti intellettuali, nel primo cinquantennio del secolo XIX.
            Passò infatti, come sappiamo, dai suoi ventotto anni ai quaranta in Sudamerica, ove
            fervevano forti e radicate istanze di libertà e di nazionalismo, come in Europa e in
            Italia. E lì divenne “grande” in tutti i sensi. E in quel continente è ancora oggi ricor-
            dato, studiato, ammirato e celebrato.
               In quelle lontane terre iniziò a mettere in gioco la sua vita, ben sapendo di poterla
            perdere insieme agli affetti: e questo è indubbiamente un valore positivo da consi-
            derare. Mangiare in un gavettino di stagno, avendo magari per tavola una anta di
            finestra o il piano di un carretto, è certo molto diverso dal fare politica, seppur ad alto
            livello, su una scrivania. Forma l’individuo in modo diverso; gli consegna parametri
            differenti di percezione e questo accade anche oggi, pensando alle esperienze fatte in
            missioni fuori area, ad esempio, da molti militari italiani.
               È questo uno dei particolari “umani” che, pur nella storica differenza delle situa-
            zioni, mi porta a considerare Garibaldi una figura senza tempo (e quindi anche “con-
            temporanea”), perché la guerra non ha tempo e il guerriero non ha epoca e questo è
            valido da Senofonte ad oggi. Una figura pienamente integrata nel contesto storico in
            cui è e vissuto: Risorgimento e nazionalismo, Europa delle nazionalità e risveglio
            del Nuovo Mondo, durante tutto o quasi il corso del secolo XIX; allo stesso tempo
            avulsa dai suoi tempi e collocabile, sia pur con i dovuti distinguo, in situazione attua-
            le, quando, sia pur sotto egida della comunità internazionale, si interviene per ridare
            libertà e democrazia a popoli oppressi o per aiutarli nella loro ricostruzione.
               Questa considerazione mi permette un approccio forse poco scientifico storica-
            mente, ma suggestivo, per cercare di comprendere un po’ meglio l’uomo Garibaldi e
            non l’eroe descritto spesso in modo stereotipato nei manuali scolastici e non. Appun-
            to per dir bene di Garibaldi.
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