Page 139 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale
namenti politici, sempre indipendenti, qualche volta con un pizzico di sano prag-
matismo opportunista. Sì, perché Garibaldi era un guerriero e non un politico o un
diplomatico. Proprio per queste sue caratteristiche si rivelò anche certamente una
personalità a volte “molto scomoda”, che però in uno svolgimento disinvolto (anche
a volte cinico) della tessitura diplomatica del periodo risorgimentale, ha avuto una
funzione ben definita. E il cinismo in politica vi è sempre stato e vi sarà e con esso un
uso finalizzato di alcune persone-immagine.
È nell’ottobre del 1847 che in Uruguay iniziarono a propagarsi notizie precise
relative alla situazione nella penisola italiana. Quelle sull’insurrezione a Napoli e
a Palermo indussero Garibaldi a lasciare il Sudamerica, per partecipare alla lotta in
Italia.
In quel periodo la situazione in tutta Europa era molto complessa: in Francia, la
rivoluzione parigina del febbraio 1848 aveva portato re Luigi Filippo a fuggire e si
era instaurala la Seconda Repubblica. La caratteristica di questa seconda rivoluzione
francese fu la sua immediata propagazione in Europa e 1’ampiezza della diffusione
e una influenza che fu di molto superiore a quella del 1789 e del 1830. In effetti
nel 1848 tutta l’Europa era a fuoco; solo l’Inghilterra e la Russia ne erano rispar-
miate. L’ideale di Nazione pervadeva le terre e infiammava le popolazioni...mentre
comunque il “concerto delle Potenze europee” pensava anche ad iniziare a esplorare
1’Africa nera, per poi sfruttarne le risorse...e una volta sistemati gli affari in patria,
colonizzarla: quale contrasto!
Per quello che riguardava 1’Italia, fu nei primi giorni di gennaio che le rivolte
scoppiarono a Milano, a Palermo, dove 1’esercito borbonico era stato messo in fuga,
e a Napoli: in effetti Ferdinando II, forse il più reazionario dei principi italiani, per
primo era stato costretto a promulgare una costituzione in Italia, del tipo di quella che
esisteva in Francia, ma poi sarebbe stato i1 turno anche di Leopoldo II di Toscana
il 17 febbraio e infine di Carlo Alberto il 4 marzo. Anche il Pontefice Pio IX aveva
domandato a suoi collaboratori, il 10 febbraio dello stesso anno, l’elaborazione di una
costituzione che fu promulgata il successivo 14 marzo. Una prima “folata costituzio-
nale”, ma ancora “volatile” e non definitiva.
Garibaldi, pur repubblicano, iniziò a vedere nel Piemonte l’unica formazione sta-
tuale, il Regno che poteva unire l’Italia, anche se era stato proprio l’ultimo a decidere
la via costituzionale, pur se il Re aveva già concesso l’anno prima numerose libertà
di pensiero e stampa.
Il 17 aprile [1848] era scoppiata a Milano e a Vienna una rivolta che costrinse il
potente Metternich alle dimissioni; il 18 aprile gli abitanti di Milano eressero delle
barricate per opporsi ai 12.000 uomini del Radesky. Il 22 seguente gli austriaci lascia-
rono la città per opporsi all’esercito piemontese che era entrato in guerra. In estrema
sintesi, scoppiò così la Prima guerra d’indipendenza. È interessante notare che alcuni