Page 143 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
P. 143
143
Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale
te a suo modo egli fu un “partigiano” ante litteram nell’accezione contemporanea
del termine. Dopo gli insuccessi del 1848 e del 1849, infatti Garibaldi era partito
emigrante a New York, principalmente per risolvere alcuni seri problemi finanziari
nei quali si dibatteva per mantenere la famiglia. Anche negli Stati Uniti era molto
popolare e lo divenne sempre di più, pur facendo vita assai ritirata. Dopo circa tre
anni di permanenza-esilio, ritornò in quella Europa, dalla quale, in realtà, non poteva
stare lontano; dovette promettere di non svolgere attività politica per poter rientrare
nei territori piemontesi, ma Garibaldi non faceva politica: faceva il comandante di
volontari, faceva il “soldato”, e questo comportava, volenti o nolenti, nel suo caso,
fare anche politica attiva, guerreggiando.
E ritornò a farlo in Italia con la campagna del 1859, con le sue idee nazionaliste e
le sue manovre militari. Ma se egli sospettava dei piemontesi, questi erano altamente
sospettosi dei suoi metodi... i volontari erano sempre guardati con sospetto perché non
erano assimilabili a forze regolari, anche se inquadrati in esse; non erano facilmente
contenibili. Ma Garibaldi, da particolare comandante di uomini quale era, credeva
invece nella forza del volontariato in armi. E aveva acquisito uno spessore politico
che non poteva piacere a generali piemontesi, a Napoleone III, a Cavour , anche se
7
aveva le potenzialità per risultare utile, come poi in effetti lo fu, suo malgrado.
Risorgimento italiano ed europeo: l’idea di nazione e di indipendenza aveva radi-
ci profonde. Iniziava lentamente, ma inesorabilmente la disgregazione degli Imperi
centrali, erosi da idee e da personaggi come Mazzini e tanti altri (per non parlare
dell’impatto travolgente della rivoluzione francese e delle sue idee). Garibaldi aveva
fatto esperienze internazionali che indubbiamente ne avevano allargato l’orizzonte e
resa forte la sua mente e la sua persona. Applicò nella penisola le lessons learned in
terra straniera, spesso non facendosi condizionare da giochi interni, ma gestendo qua-
si sempre le sue convinzioni con audacia e fermezza, dando un cospicuo contributo
militare all’unità d’Italia: ottimo combattente e comandante, una figura senza tempo,
estremamente “contemporaneo” in tante espressioni del suo carattere.
Sicilia 1860: come ha giustamente scritto lo storico Mariano Gabriele nel suo det-
tagliato volume dedicato all’impresa siciliana , fu proprio da quegli avvenimenti che
8
7 Cfr. tra gli altri Dennis Mack Smith, Da Cavour a Mussolini, Istituto per la Storia del Ri-
sorgimento, Comitato di Catania, Bonanno editore, Acireale, 1987, p. 69-182. Dello stesso
autore, Storia d’Italia, Laterza Editori, Bari, febbraio 2005, p.1-123.
8 Sicilia 1860. Da Marsala allo Stretto,Ufficio Storico della Marina Militare, Roma, 1991: uno
studio particolarmente interessante perché situa la vicenda garibaldina nell’ampia visione po-
litica della situazione internazionale, dal punto di vista militare e navale del Mar Mediterra-
neo, soprattutto per quanto riguardava la Francia e la Gran Bretagna, particolarmente impe-
gnate in quel settore strategico all’epoca.